In Germania numerose associazioni LGBT+ hanno protestato dopo la messa in onda di un episodio della popolarissima serie crime austriaca Tatort, in cui è una persona trans a commettere gli omicidi. In Die Amme (L’infermiera), infatti, Janko (Max Mayer) uccide alcune prostitute con l’intento di fare da mamma ai loro figli. Il tutto vestendo abiti femminili.
Il messaggio che arriva al pubblico a casa, dunque, è che gli atteggiamenti violenti del serial killer siano correlati al cross-dressing. Janko non vuole fare da padre ai ragazzi che rapisce, ma vuole sostituirsi totalmente alla madre. L’equazione fluidità sessuale uguale atteggiamenti violenti è, ormai, un cliché del mondo del cinema e della letteratura. Basti pensare al personaggio di Norman Bates in Psycho, che uccide vestendo gli abiti della madre, o di Buffalo Bill, ne Il Silenzio degli Innocenti, che scuoiava le proprie vittime per vestirne letteralmente la pelle.
Una situazione, però, inaccettabile nel 2021. Come nel caso di Troubled Blood, libro di J.K. Rowling in cui l’assassino è un uomo travestito, anche Tatort ha mobilitato, infatti, diversi esponenti della comunità LGBT+.
La risposta delle associazioni
«Se le donne trans da domani saranno ancora una volta accolte con paura e chiamate psicotiche – twitta Alfonso Pantisano, leader del gruppo berlinese dell’SPDqueer – questo avrà a che fare anche con Tatort. Questa scena del crimine ha contribuito a far vedere le persone trans in modo altamente patologizzato. La dignità umana è inviolabile, ma, evidentemente, non quella di tutte le persone».
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Dello stesso avviso Sebastian Kropp, a capo dell’SPDqueer dell’Alta Sassonia. Kropp, infatti, ha scritto una lettera alle emittenti ARD e ORF che trasmettono Tatort chiedendo che si scusino. «ARD e ORF – si legge – dovrebbero chiarire che le persone queer non sono malate di mente e che questo episodio non è in alcun modo correlato tra loro».
Critiche anche da parte della German Society for Transidentity and Intersexuality. In una lettera all’ARD, l’associazione sostiene che «la rappresentanza non corrisponde in alcun modo alla situazione sociale ed è idonea a consolidare e legittimare il risentimento diffuso che esiste da molti decenni». Sebbene Tatort, dunque, sia principalmente un programma di intrattenimento e debba soddisfare i requisiti e le condizioni di questo genere, «a causa della sua posizione eccezionale nel panorama radiotelevisivo e dello slot in cui la serie è trasmessa, anche altri aspetti devono essere presi in considerazione». Per l’associazione, infatti, sarebbe stato necessario almeno «un adeguato inserimento editoriale».
Gli autori dell’episodio hanno sottolineato che non era loro intenzione associare l’identità del killer alla comunità LGBT+. Viene il sospetto, tuttavia, che la caratterizzazione di Janko sia frutto di una transfobia interiorizzata. Gli attivisti queer criticano da decenni il fatto che sia riprovevole per i registi scegliere le persone trans come personaggio violento e oggetto di odio perché antagonista. Le rappresentazioni negative nei media, infatti, hanno aumentato la demonizzazione delle persone non cissessuali, portando questa minoranza a sentirsi sempre più esclusa.
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