Vittorio Sgarbi, stimato critico d’arte, proprio non ci sta alla rappresentazione di Leonardo da Vinci nella fiction creata da Frank Spotnitz e Steve Thompson, che ha debuttato su Rai 1 lo scorso 23 marzo. Tra le varie critiche mosse, c’è quella della sua omosessualità, una caratteristica dell’uomo universale, sulla quale il politico non avrebbe messo l’accento.
In un’intervista al Quotidiano Nazionale, Sgarbi afferma che «la figura di Leonardo ha una solennità fin dalla sua giovinezza che deve essere rispettata», mentre nella serie televisiva «viene dipinto come un uomo insicuro, uno sfigato pieno di dubbi e turbamenti», sottolineando che sarebbe stato «mal rappresentato anche nella scena in cui bacia un altro uomo». Per il critico, che recentemente si è teatralmente opporso alla Camera contro la legge contro l’omotransfobia e per svariate sparate omofobe, si tratterebbe di un «bamboleggiamento narrativo».
«L’omosessualità nel Quattrocento non era una peculiarità di Leonardo ma un costume abbastanza diffuso – spiega – del quale non c’era da fare una bandiera. Rappresentarlo com’è stato fatto è un modo per trasferire la mentalità odierna in cui il genere ha a che fare con i diritti di una comunità, in un’epoca in cui con c’era un problema di diritti ma di scelte di uomini».
L’orientamento (o il comportamento) sessuale viene quindi ridotto da Sgarbi a una questione di “costume” e di “scelte”, chiundendo in modo rocambolesco la propria argomentazione: «L’accusa di sodomia fa parte di una condizione di superomismo che moralmente consentiva a Leonardo di fare ciò che voleva». Peccato che, morale a parte, l’artista dovette vedersela con un tribunale cardinalizio, che lo dichiarò poi “Absoluto”, ovvero lo perdonò in segauito alla “terribile” accusa, grazie a quello che fu probabilmente un privilegio, che Leonardo ebbe in quanto pupillo dei Medici.
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