A Rovereto, in Trentino Alto-Adige, un ragazzo ha sporto denuncia contro il suo dirimpettaio che avrebbe minacciato sia lui che il suo ragazzo. Stando a quel che si legge nella denuncia, presentata alla stazione dei Carabinieri della città, la vittima stava fumando una sigaretta affacciato alla finestra. In contemporanea sarebbe uscito sul balcone il dirimpettaio, che la coppia non conosce.
«Che ca**o hai da guardare?» avrebbe sentenziato il vicino, per poi urlare per diverse volte la parola «Fr**i» una volta capito di essere stato ignorato per evitare reazioni. «La voce dell’uomo – si legge nella denuncia – era talmente alta che degli operai edili che lavoravano sui tetti del condominio si sono fermati per ascoltare».
Non conoscendo il vicino e con il terrore che l’uomo potesse entrare nel palazzo, la coppia ha deciso di chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. La situazione, a quel punto, è degenerata velocemente. L’uomo, infatti, avendo intuito dell’arrivo dei Carabinieri ha minacciato i due dirimpettai. «Fr**io, ho un video, ti distruggo» avrebbe detto, lasciando intendere di possedere un filmato della coppia in atteggiamenti intimi. I ragazzi, tuttavia, negano questa possibilità, sostenendo di essersi sempre comportati pudicamente a Rovereto, per evitare situazioni di imbarazzo.
«Se il suo obiettivo era ferirmi, ci è riuscito»
«Mi sono vergognato. Se il suo obiettivo era ferirmi, ci è riuscito – dichiara una delle vittime a La Voce del Trentino – Sia io che il mio compagno ci siamo sentiti violati da questi insulti che sono arrivati perfino dentro le mura di casa nostra. Mi sembra assurdo però che ancora oggi debba essere definito solamente per il mio orientamento sessuale. È una semplificazione troppo grande ed è ancora peggio se questa definizione diventa anche un insulto».
«Credo che sarebbe necessario un ampliamento del codice 604 – conclude il ragazzo – Abbiamo lottato perché forme come il femminicidio siano un’aggravante e perché etnia, razza e religione non siano più un pretesto per discriminare una persona. Adesso è ora di aggiungere un tassello: anche l’omosessualità non può e non deve essere motivo di discriminazione».
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