Per padre Mario, prete della parrocchia Santi Angeli Custodi, lo striscione arcobaleno appeso sulla facciata del Municipio III di Roma Capitale sarebbe «uno scempio». Il parroco ha pronunciato l’espressione omofoba in protesta alla decisione di rimuovere una statua della Madonna presente in Piazza Sempione. Il Municipio III ha, infatti, stabilito che il simbolo religioso debba essere spostato per far posto a un’isola pedonale antistante la chiesa.
Per protestare contro la decisione, gli estremisti cattolici di Militia Christi hanno affisso, nei giorni scorsi, uno striscione con scritto «Giù le mani dalla statua» attorno all’opera. Dopo il blitz lo striscione è stato prontamente rimosso, scatenando le ire del parroco. «Altri striscioni, come vedete ci possono stare – dice don Mario – Troviamo che Regeni ci possa stare, ma l’altro (quello arcobaleno, n.d.r.) è uno scempio. Per noi non si può fare, ma per gli altri si fa».
Don Mario, parrocco di p.zza Sempione, che difende lo striscione dei neofascisti Militia Christi, difende la sacralità della posizione della statua della Madonna e la sacralità della posizione dei parcheggi, e dice che lo striscione arcobaleno è "uno scempio". Benvenuti nel 1930. pic.twitter.com/zNDQc7WSjf
— christian raimo (@christianraimo) February 28, 2021
«Le parole pronunciate alimentano un clima d’odio»
«È assurdo dover sentire ancora parole di disprezzo contro simboli di inclusione e libertà. – sostiene Rosario Coco, referente di Gaynet Roma – Simboli di tutte e tutti, che ormai le più grandi capitali europee hanno fatto propri».
«Mettere rivendicazioni giuste e irrinunciabili le une contro le altre è il vero scempio che non possiamo tollerare. – continua – Il movimento LGBT+ è tra quelli che si sono maggiormente mobilitati di fronte alla tragedia di Giulio Regeni, frutto dello stesso regime autoritario e omofobo che oggi tiene ancora in carcere Patrick Zaki. Le destre clericali provano a far passare i temi LGBT+ come divisivi, ma in realtà gli unici a dividere e a seminare odio sono loro».
«L’unico scempio – dichiara Francesco Angeli, presidente di Arcigay Roma – è l’omofobia e le continue violenze che le persone LGBT+ sono costrette quotidianamente ad affrontare. Stupisce che queste parole vengano pronunciate dove l’omofobia è stata più amara che mai. Quelle pronunciate da Don Mario non migliorano il clima, infondendo ulteriormente un clima d’odio».
Nel Parco delle Valli, infatti, nel 2005 uccisero brutalmente un uomo, mentre otto anni fa uno studente del liceo si tolse la vita, stanco delle discriminazioni subite. «Le parole hanno un peso e il Municipio III ha già vissuto tragedie proprio a colpa di affermazioni del genere. Servono simboli arcobaleno. – conclude Angeli – Il Municipio III che non discrimina è quello della targa contro l’omofobia nel Parco delle Valli, o del Murale Gay Help Line a Jonio. Non certo quello di chi usa le parole come lame».
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