Il Pubblico Ministero ha chiesto una condanna di 8 e 2 anni nei confronti di un padre e una madre palermitani, rei di aver violentato e maltrattato la figlia 15enne, perché lesbica. Come racconta la cronaca locale, questa storia comincia nel 2011, a Palermo, quando i genitori della ragazza, ora 25enne, iniziarono a maltrattarla dopo aver letto alcuni messaggi sul suo cellulare, mostratigli loro dalla sorella della vittima.
«Vennero a prendermi a scuola – aveva raccontato durante la denuncia – e, mentre eravamo in macchina, mi davano botte dappertutto». Ma il peggio doveva ancora arrivare. Una volta rientrati in casa, il padre si sarebbe spogliato, per poi violentarla. «Queste cose devi guardare, non le donne» le disse il padre, subito prima di quell’orrore.
La ragazza, in seguito a questo evento, tentò di suicidarsi più volte. Ma nel 2016, dopo l’ennesimo abuso, riuscì a trovare la forza di scappare di casa e andare a denunciarli, appena maggiorenne. Dopo aver sporto denuncia, è stata immediatamente trasferita in una comunità protetta. Poco tempo dopo, la ragazza ha deciso, poi, di costituirsi parte civile al GUP di Termini Imerese, grazie all’assistenza dell’avvocato Giuseppe Bruno. Ed è in occasione di questo evento, che il padre ha tentato di ucciderla, investendola.
Il pubblico ministero, ora, ha invocato una pena detentiva pari a otto anni per il padre e di due anni per la madre: essi rispondono di maltrattamenti e stalking e, l’uomo, anche di violenza sessuale su minore. Il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato e la prossima udienza si terrà il 22 Giugno.
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