La tecnologia, così come la sessualità, evolve nel corso del tempo. Ed è proprio per questo motivo che, seppure la notizia, seria, potrebbe farvi un po’ sorridere, non dovrebbe particolarmente stupirvi. Cosa pensereste se un hacker riuscisse a tenere in ostaggio il vostro amichetto là sotto? C’è infatti chi è riuscito a penetrare – in senso informatico – all’interno dei sistemi di sicurezza di alcune cinture di castità, intrappolando e ricattando diversi uomini che ne possiedono una.
Chi la possiede, generalmente, è un amante di kink basati sull’umiliazione erotica e la utilizza allo scopo di prevenire erezioni. A qualcuno sono arrivati messaggi terrificanti del tipo «Il tuo ca**o è mio, ora», inviati da parte delle persone che sono riuscite a hackerare il sistema di sicurezza di uno specifico modello di cinture di castità.
Altri invece, come un utente che si firma solo Robert, si ritengono fortunati a non averla avuta addosso, all’arrivo del messaggio intimidatorio. Il riscatto richiesto? Si parla di una somma pari a 0.02 Bitcoin, ossia, circa 570€. Pensando a uno scherzo, Robert ha detto di aver controllato il device e di aver scoperto, in quel momento, che lo stesso era bloccato e che lui non poteva accederci in alcun modo.
Ma com’è possibile che questi hacker siano riusciti a bloccare tutte queste cinture di castità? La risposta è semplice: la vulnerabilità stava nel semplice blocco e sblocco della cintura, tramite Bluetooth, a partire da un’applicazione. Questo procedimento, però, non è protetto da alcun tipo di password: questo significa che, effettivamente, l’applicazione (e quindi la cintura) sono facilmente attaccabili da chiunque abbia determinate abilità informatiche.
Uno potrebbe chiedersi, allora: «E allora basta togliersela, no?». Magari fosse così facile. Dato che il dispositivo è bloccato da un anello di metallo posto sotto la base del pene, l’unico modo per levarlo sarebbe quello di utilizzare un tagliavite. E no, potrebbe non essere una grande idea farlo da soli!
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