È ripresa attorno alle 17 di oggi la discussione del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia alla Camera, che grazie a una modifica concordata nelle ultime ore che, tramite degli emendamenti, includerà anche le discriminazioni nei confronti delle persone disabili.
Dopo il rinvio di settimana scorsa, chiesto dall’opposizione, sono state finalmente votate le due pregiudiziali di costituzionalità, avanzate da Lega e Fratelli d’Italia. A nulla è servito il voto segreto chiesto dal partito di Giorgia Meloni: la maggioranza ha votato in modo compatto e le pregiudiziali sono state respinte grazie ai 254 voti contrari contro i 201 favorevoli.
Si è passati poi alla discussione e al voto degli emendamenti, a partire da quello proposto dall’onorevole Lucia Annibali e da altri deputati di Italia Viva, che introduce le definizioni di “sesso”, “genere”, “orientamento sessuale” e “identità di genere” all’interno del testo della legge. Nonostante questo sia stato – insieme alla libertà d’opinione – uno dei punti su cui più si sono soffermati i sovranisti nel corso della discussione sulle pregiudiziali, quelle definizioni non sono state ritenute sufficienti da Lega, Fratelli d’Italia e parte di Forza Italia. Ma, anche in questo caso, la maggioranza ha votato in modo compatto approvando l’emendamento con 249 voti favorevoli contro i 189 contrari.
L’emendamento in esame prima della sospensione dell’ordine del giorno è stato presentato da Enzo Pagano di Fratelli d’Italia, il quale prevedeva che non fosse considerabile reato un discorso d’odio qualora «non si traduca in un’effettiva e inequivoca violenza alla persona o in incitamento alla violenza», un’ulteriore clausola all’articolo 3 che esclude la «manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee». Tutte le opposizioni si sono espresse a favore di questo emendamento che, inevitabilmente, sarebbe andato a limitare il campo d’azione della legge. Ma i voti favorevoli sono appena 200 contro i 236 contrari.
La discussione del disegno di legge Zan riprenderà domani con i successivi emendamenti, confidando in una discussione nel merito degli emendmenti e che non si perda nuovamente tempo nel benaltrismo degli altri problemi del Paese: le comunità LGBT+ attendono questa legge da 30 anni e la pandemia di Covid-19 non può essere una giustificazione per l’ennesimo rinvio, anzi rappresenta un ulteriore pericolo per la discriminazione delle minoranze.
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