In una lettera inviata alla commissaria per le pari opportunità Helena Dalli, alla commissaria per la salute Stella Kyriakides e alla vicepresidente della commissione Věra Jourová, un gruppo parlamentari Ue ha richiesto una ferma condanna delle cosiddette terapie riparative. Questo fenomeno, presente anche nel nostro Paese, è incentrato su alcune pratiche tutt’altro che scientifiche dirette a cambiare l’orientamento sessuale delle persone LGBT+.
Nella lettera i parlamentari richiedono che venga sancito in Europa un generale divieto di queste terapie di conversione che altro non sono se non una ulteriore barbarie nei confronti della comunità LGBTI+. Benché ritenute pericolose dalla comunità scientifica, attualmente le terapie riparative sono ammesse in 69 Paesi, compresi alcuni stati dell’UE, e vale a dire: uso di farmaci in Francia, psicoterapia in Austria, Italia e Polonia, esorcismi e pulizia rituale in Francia e Spagna.
Sancire questo divieto è molto importante, considerata la deriva omofobica che riguarda in primis l’Europa, si pensi al fatto che l’Episcopato Polacco ha recentemente approvato l’idea di istituire dei “campi di conversione” in Polonia per le persone LGBT+. Questa proposta è l’ennesima di una serie di azioni anti-LGBT che la Polonia ha attivato dal 2019.
Nonostante lo stesso Parlamento, in seguito ad una relazione del 2017, abbia auspicato una condanna esplicita da parte dei Paesi UE attualmente, solo la Germania, Malta e alcune comunità autonome della Spagna hanno vietato queste pratiche, mentre altri Stati membri come la Francia prevedono di farlo.
In Italia, invece, le istituzioni sembrano al momento disinteressarsene. Lo scorso 10 maggio, Possibile LGBTI+ ha presentato una lettera ai ministri Speranza, Bonetti e Lamorgese affinché si segua la Germania e si approvi anche in Italia una norma di questo tipo, raccogliendo le firme di numerose attivisti, associazioni e realtà di varia natura (tra cui NEG Zone). Potete dare il vostro contributo alla causa firmando la petizione su AllOut.
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