Patrick Zaki: il Tribunale del Cairo conferma altri 45 giorni di carcere

Altri 45 giorni di carcere per Patrick Zaki. A rendere nota la sentenza del Tribunale del Cairo la sua avvocata Hoda Nasrallah. L’attivista egiziano è in prigione da 8 mesi. La polizia egiziana lo ha arrestato, infatti, a febbraio con accuse ancora da dimostrare, mentre è stato accusato dalla stampa nazionale di propaganda LGBT. Nel corso dei mesi Zaki ha perduto ogni diritto legale: non gli è stato permesso di partecipare alle udienze ed è stato torturato sia fisicamente che mentalmente. Solo recentemente i suoi cari l’hanno potuto rivedere.

Gli avvocati dello studente hanno cercato per mesi di dimostrare la sua innocenza, chiedendo il suo rilascio per mancanza di giustificazioni per la detenzione preventiva. Nonostante questo, però, Zaki passerà un altro mese e mezzo dietro le sbarre della sezione Scorpion della prigione di Tora, quella dedicata agli oppositori politici. 45 giorni senza libertà e con una pericolosa esposizione al Coronavirus, situazione che preoccupa particolarmente i famigliari dal momento che il giovane è un soggetto asmatico.

«Occorre veramente un impegno serio del Governo italiano, che riesca a far uscire Patrick da questo incubo – ha dichiarato all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Perché è inimmaginabile che possa andare avanti ancora a oltranza questo meccanismo di rinvio della scarcerazione per chissà quali presunti supplementi di indagine basati sul nulla. Non possono rimanere solo Amnesty, gli studenti, gli amici di Patrick, l’Università di Bologna e gli enti locali a portare avanti questa campagna».

Sono diverse le iniziative previste in tutta Italia per dare ulteriore visibilità al caso. Tra le altre segnaliamo il flash-mob a Roma e le iniziative di Milano e Torino.

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