A distanza di tre mesi dalla sua inaugurazione, l’arcobaleno che colora Corso del Popolo a Padova continua a dare fastidio a chi vede in quel simbolo di uguaglianza una minaccia per l’umanità. Proprio così: c’è addirittura chi crede che quella tinteggiatura abbia il “magico” potere di annullare il desiderio di genitorialità delle persone (o almeno quelle cishet) che si trovano a passare sul ponte scelto dal Comune per celebrare lo scorso Pride Month.
È quanto avrebbe raccontato una lettrice di un quotidiano nazionale e riportato in un articolo-preghiera di oggi, nel quale si invoca la pioggia affinché quei sei colori minacciosi vengano spazzati via. La donna avrebbe confidato che, dopo aver passeggiato su quell’arcobaleno, avrebbe sentito calpestata la propria «natura femminile» e perso ogni voglia di diventare madre.
No, non si tratta del giornale satirico Lercio, ma de Il Foglio, dove l’incredibilità del racconto viene superata soltanto dal riferimento biblico dell’autore dell’articolo a Sodoma, che avrebbe «imbrattato il ponte, […] degradando l’utero da organo essenziale a ignorabile appendice».
Nella città in cui alcuni giorni fa una coppia di uomini veniva insultata e aggredita violentemente per un bacio, avrei scomotato le divinità con una preghiera affinché l’odio non si manifesti più in quel modo violento. E invece, per alcuni, la minaccia più grande sembra essere una strada colorata. Il prossimo step sarà quello di accusare la comunità LGBT+ di stregoneria?
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