Napoli, ragazzo chiamato «fr**io» durante una discussione, poi l’attacco squadrista

Napoli, ore 19. Gianmarco Vitagliano – questo il nome del ragazzo che ha denunciato l’aggressione su Facebook – si trova all’ingresso Mezzocannone assieme al fratello e degli amici per passare una tranquilla serata all’insegna di chiacchiere. Ad un certo punto però al gruppo di ragazzi si avvicina «un uomo su una quarantina, pelato, bianco, alto il doppio di ognuno di noi, assieme alla moglie ed al figlio di quattro anni» e con fare che viene descritto «arrogante e camorristico», rivolgendosi al gruppo di amici, dice: «Ma p passà aggià vulà? N’agg capit! Facit passà, ja!» (Ma per passare [di qui] devo volare? Non ho capito! Fate passare!).

Gianmarco, contenendo la rabbia per il fare provocatorio, risponde che sarebbe bastato chiedere permesso. La risposta non piace all’uomo, che «ferito nel suo orgoglio e nella sua dignità in quanto padre di famiglia»; inizia allora ad offendere il ragazzo, che racconta: «Mi ricordo un ‘fr**io’ messo a caso, come se la mia identità potesse essere in qualche modo lesa».

Presto il tutto inizia a degenerare ma l’uomo decide di non dare prova della sua volgare forza bruta dinanzi alla moglie e al figlio. Passata una mezz’oretta il gruppo di amici decide di spostarsi da Peppe Spritz, a Piazza Bellini, per prendere qualcosa da bere e scherzare assieme. Ad un certo punto però sbuca davanti ai loro occhi lo stesso uomo di prima che inizia a sbraitare contro di loro.

Quello che succede subito dopo ha del triste e vergognoso: «Veniamo accerchiati da un gruppo di ragazzi, quasi una decina di loro. Uno di loro mi prende per il collo, mi stringe. Io gli intimo di lasciarmi. Mi arrivano tre pugni in faccia, tra il naso ed il muso, ed una ginocchiata. Inizio a sanguinare. Vengo soccorso, portato dentro il locale. Vedo i militari intervenire, ma i teppisti, capeggiati dallo stesso energumeno, vengono semplicemente allontanati. Dentro vengo a sapere che anche Jonathan (uno dei ragazzi che erano con lui, ndr) è stato aggredito, ma che per fortuna stava bene. Vengo anche a sapere che per distogliere qualsiasi tipo di pista che potesse andare a suo svantaggio, il grosso codardo bianco, che per aggredire ha dato origine ad una vera e propria azione squadrista, aveva accusato Jonathan di averci provato con la moglie e che eravamo stati noi, sei ragazzi tre volte più piccoli fisicamente di lui, ad accerchiare lui».

La rabbia di Gianmarco è tanta. Parla di vuoto istituzionale implementato da dall’odio di una parte della classe dirigente. Da quando vive a Napoli non aveva mai vissuto una cosa del genere. «Io sto bene, ma provo rabbia. Sono dichiaratamente omosessuale da quando avevo 19 anni – spiega – ed eccetto una sola volta non sono mai stato offeso per la mia natura, quella che mi caratterizza, che mi permette di vivere l’amore con una enorme sincerità, con tutto me stesso, perché essere libero è ciò che per me conta. Perché essere parte della comunità LGBTQIA+, prendere parte alla lotta transfemminista nelle città, denunciare questo sistema eteropatriarcarle cisgender di cui quell’uomo è purtroppo vittima, fa parte di me, così come fa parte di Jonathan, di mio fratello, dei miei amici e di tante altre persone: ragazze, ragazzi, donne e uomini di ogni età, etnia, genere, orientamento sessuale».

Quelle di Gianmarco sono però anche parole di un ragazzo che spera nel cambiamento: «Io sto bene, sono arrabbiato, ma lotto, spero. Questo sono io, e sono fiero di esserlo».

https://www.facebook.com/gianmarco.vitagliano97/posts/4490433607665881?__cft__[0]=AZXR5YJ1tB6ujJNZD_zsUzIstA0L8oMiQ1UL6IZvOJfm6r7Es_pQQR4I0_O_2BLFS-v_VGlQ3wJbPu9ZfPq67qYouQzNwRCPHlPKzUhgZYIeqCXvncnRlJk-iGTDJYNM0UI&__tn__=%2CO%2CP-R