Le ultime vicende di cronaca non sono altro che la conferma dell’ondata omotrabsofobica che si registra nel nostro Paese. In un articolo odierno, Il Riformista riporta che la metà degli iscritti nei registri delle associazioni LGBT+ settentrionali proviene dal Sud. Il che indica che una moltitudine di persone è costretta ad abbandonare la propria terra per trovare rifugio e accettazione altrove.
E questo perché, come sappiamo, la violenza non si esprime solo in botte o aggressioni – come il caso più recente di Caivano – ma molto spesso si traduce in minacce, allontanamenti dalla famiglia e dalla casa di residenza, abbandono quindi da parte dei propri affetti. Antinoo Arcigay Napoli riporta che nell’area metropolitana di Napoli, nell’ultimo anno, ci sono stati almeno 13 episodi di denuncia di discriminazione. Il che spiegherebbe come e tra iscritti delle associazioni di Piemonte e Lombardia la metà proviene dalle province del meridione. Un fenomeno che non è nuovo, come conferma la testimonianza di Gianpaolo, ragazzo molisano che dopo essere stato cacciato di casa si è trasferito a Firenze.
Come riportato nella mappa delle denunce elaborata dall’attivista LGBT+ Massimo Battaglio, salta subito all’occhio l’assenza di denunce provenienti dal meridione. Solo a partire dal 2016 si assiste ad un incremento di denunce tanto che, nel 2019, quelle registrate a Napoli emulano quelle di Roma. Come anche registrato dalla nostra campagna L’odio non è un’opinione, si assiste ad un aumento di segnalazioni e denunce derivante dall’insostenibilitá delle vessazioni e delle discriminazioni e che si sostanzia nella necessità dell’approvazione di una legge contro l’omotransofobia. Proprio il ddl Zan potrebbe rappresentare un primo passo nella tutela degli interessi e dei diritti delle persone LGBI+ e , anche, delle donne.
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