Fortunatamente il mondo non è fatto solo di brutte notizie e la storia di Siwakorn “Buzzy” Thatsanasorn, una studentessa transgender, ce lo ricorda. La ragazza è sempre stata consapevole di essere una donna, sebbene le sia stato assegnato il genere maschile alla nascita, e la sua famiglia ha accettato la situazione incondizionatamente. Non si può dire però altrettanto della scuola che l’ha sempre costretta, anche quando due anni fa si è iscritta alla prestigiosa Thammasat University di Bangkok, a indossare una uniforme maschile e a tenere i capelli corti.
La situazione è finalmente cambiata e, come già fatto dalla Chulalongkorn University lo scorso anno e dall’Università di Bangkok nel 2015, anche l’università di Siwakorn ha deciso di consentire agli studenti di scegliere liberamente se indossare un’uniforme maschile o femminile. «Oggi gli appartenenti alla comunità LGBTQI+ in Thailandia sono considerati cittadini di seconda classe – ha affermato la ragazza – come emerge dall’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili, che non estende i diritti matrimoniali».
Nel Paese la comunità LGBT è sommariamente più rispettata di altre realtà, ma le persone trans thailandesi non possono ancora cambiare nome e sesso sui documenti di identità e non possono sposarsi. Persino il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha evidenziato tra i vari problemi per la comunità trans in Thailandia l’impossibilità di scegliere l’uniforme. In un rapporto del 2018 si legge: «Gli studenti che vogliono indossare un’uniforme che coincide con la loro identità di genere non sono semplicemente ostinati, poiché l’impossibilità di esprimere la propria percezione interiore di sé può portare a un profondo tormento psicologico».
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