Giulia Carta, attivista trans sarda, ha recentemente denunciato un episodio di transfobia che l’ha vista protagonista presso un bar di Oristano. Tutto inizia una mattina quando Giulia, dopo aver consumato alcune bibite, si alza per poter andare in bagno, ma un gesto così semplice scaturisce l’ennesimo episodio di discriminazione nel nostro Paese.
«Mi è stato gentilmente indicato il bagno degli uomini… – denuncia Giulia su Facebook – È ovvio che non possa rispondere altrettanto gentilmente a tale invito… Ricordiamoci che gli insulti possono essere proferiti anche con tutta la gentilezza del mondo». Nei commenti al suo post, Giulia spiega che il proprietario del bar le avrebbe impedito di utilizzare il bagno delle donne a causa di un «uso improprio» dello stesso, lamentato da diversi clienti.
«Era chiaro che il riferimento era rivolto a me – racconta Giulia – Ma ho cercato comunque di entrare, perché è un mio diritto e mi è stato detto ‘Ci stai entrando lo stesso’. Come a dire che l’avvertimento non era stato recepito». Ed è in quel momento che scoppia la discussione con il proprietario, davanti agli altri clienti, il quale ha chiesto alla donna di allontanarsi non solo dal bar, ma anche dal gazebo sulla piazzetta.
La replica del proprietario del bar
L’uomo, di contro, offre a La Nuova Sardegna una versione diversa sia della discussione che del suo esito. «Non avevo intenzione di impedirle di entrare nei bagni delle donne – spiega – Non spetta a me giudicare […] ma se fosse stato rotto? Non mi ha lasciato nemmeno finire di parlare e ha subito alzato i toni».
Ha poi spiegato il motivo per cui avrebbe cercato di parlare con l’attivista. «Ho fermato Giulia perché volevo confrontarmi privatamente con lei riguardo alcuni comportamenti di persone che hanno frequentato il bar insieme a lei e che hanno portato diversi clienti a lamentarsi e a non frequentare più il locale – racconta l’uomo – Come ha riconosciuto anche lei nel post su Facebook, gliel’ho chiesto con la massima gentilezza. Ma non mi ha lasciato dire niente, io volevo solo risolvere questa situazione».
Riguardo l’aver cacciato la donna dal locale, il proprietario afferma: «Trattiamo tutti con rispetto: uomini, donne e bambini. L’ho invitata ad allontanarsi perché era stata scortese e ha rivolto a noi, che stavamo lavorando, diverse offese». «Sono stata discriminata e ho reagito – commenta Giulia – Rivendico il mio diritto di arrabbiarmi se non viene riconosciuta la mia identità di persona. E lui? Lui ha semplicemente continuato a parlarmi al maschile».
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