Chiara e Federica, una coppia di ragazze di Foggia di 25 e 30 anni residenti a Piacenza, sono state vittime di un episodio di discriminazione a Milano, città dove hanno deciso di trasferirsi per lavorare come operatrice socio-sanitaria e studiare.
Le due ragazze avevano trovato su un sito di annunci un appartamento in zona Crescenzago e avevano concordato un appuntamento con la proprietaria e suo padre. «Persone sin da subito molto alla mano, posso dire anche simpatiche – raccontano a MilanoToday – Ci avevano detto che non ci sarebbero stati problemi qualora volessimo trasferirci subito. Chiamiamo per confermare la casa la sera stessa e ci viene detto con nonchalance che la casa sarebbe stata affittata a una sua “amica” che era già da mesi interessata e che quindi preferiva affittarla a lei».
Qualcosa non torna a Chiara e Federica, che decidono di testare la sincerità dell’affittuaria, facendo chiamare una loro amica per chiedere se l’appartamento fosse disponibile per lei e il suo ragazzo. Scoprono, quindi, che non solo la donna stava ancora cercando qualcuno a cui affittare l’appartamento, ma era persino disposta a contrattare il prezzo. Come ulteriore conferma, quella casa è riapparsa sul sito di annunci il giorno dopo. Le due ragazze provano così a ricontattare la proprietaria, ma come risposta ricevono ancora una volta che l’appartamento era stato affittato all’amica, venendo poi bloccate ovunque.
«Mi sembra impossibile che nel 2020, dopo tutto questo schifo che ci sta capitando da mesi (in riferimento alla pandemia di COVID-19, ndr), la gente faccia più schifo di prima ed esiste ancora l’omofobia – osserva Chiara – Dicevano tutti che dopo il virus e la pandemia saremmo stat tutti migliori».
L’episodio di discriminazione raccontanto da questa coppia ci ricorda quanto sia importante una legge che contrasti e punisca l’omotransfobia, che a differenza di quanto vogliono far credere i detrattori del ddl Zan non va a creare delle categorie privilegiate ma, al contrario, serve a contrastare situazioni come queste. Solo il mese scorso vi abbiamo raccontato un caso similare a Pescia, dove l’affitto è stato rifiutato a una persona transgender. È arrivato il momento di dire basta.
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