Con una media di più di 160 nuovi casi segnalati all’anno, in Puglia un giorno sì e un giorno no una persona ha contratto il virus dell’HIV. È quanto si evince dal Report HIV Puglia a seguito di un’indagine dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione.
Nonostante nel 2018 sia stata registrata una diminuzione abbastanza incisiva di casi rispetto all’anno precedente (151 contro 215), il fatto che nel 2019 i dati siano del tutto sovrapponibili a quelli registrati nel 2018 fa pensare che la catena di contagi sia ancora attiva. È importante notare, tuttavia, che i dati notificati siano meno di quelli effettivi a causa di ritardi nella diagnosi dovuti a diversi fattori, primo tra i quali uno scarso interesse della popolazione ai test per la prevenzione delle MST (malattie trasmissibili sessualmente).
Quel che preoccupa maggiormente gli esperti è la grande percentuale di diagnosi tardive di positività all’HIV: sono il 57,5% quanti se ne rendono conto solo quando appaiono i primi leggeri sintomi, mentre il 39,9% a malattia già conclamata. «Questo ritardo è il pericolo più grande quando si parla di HIV – spiega Angela Calluso, presidente Cama Lila di Bari, alla Gazzetta del Mezzogiorno – Chi non è cosciente continua ad infettare ed alimentare la catena dei contagi in maniera esponenziale».
Il maggior numero di nuove diagnosi di HIV nella popolazione italiana si conferma nei MSM (maschi che hanno rapporti sessuali con maschi), tuttavia è in crescita il numero di diagnosi in donne residenti in Italia, con valori che rimangono in un rapporto 1:4 rispetto alla controparte maschile.
La pandemia da coronavirus ha poi aggravato la situazione delle persone HIV+ a partire dai reparti di Malattie infettive che sono stati trasformati in “only Covid”. «Solo da poco si è ripreso a fare le visite – spiega Calluso – e in situazioni di grande disagio. Stiamo parlando di pazienti immunodepressi che dovrebbero essere tutelati al massimo. Qui a Bari abbiamo avuto il caso di una donna, che seguiamo da tempo con un quadro clinico pesante tra diabete ed epatite C, che è stata ricoverata per tre giorni al Pronto Soccorso e non le hanno nemmeno dato le medicine contro l’HIV».
Per Stefano Linciano, referente del Punto LILA Salento, bisognerebbe investire sull’informazione e la prevenzione. «La maggior parte dei giovani non si sente a rischio – dichiara a NEG Zone – sembra quasi che l’HIV sia un virus dimenticato di cui non si parla più. Invece le diagnosi, soprattutto quelle nella fascia d’età più giovane continuano ad aumentare. È urgente che se ne parli a scuola e che si avviino seri progetti di educazione sessuale nelle classi».
«Avere rapporti sessuali protetti è importantissimo, tenendo conto che la maggior parte dei contagi avviene per trasmissione sessuale – continua – ma è altresì importante sottoporsi ai test dell’HIV, che, ricordiamo, è l’unico modo per accertare il proprio stato. Si stima, infatti, che nella maggior parte dei casi sono proprio le persone che non sanno di avere l’HIV a trasmetterlo inconsapevolmente».
«Essere consapevoli del proprio stato sierologico – conclude Linciano – permette di compiere scelte informate rispetto alle opzioni di prevenzione del contagio, dal condom maschile e femminile, alla profilassi post esposizione (PeP), passando per la tanto discussa PrEP (profilassi pre-esposizione) per un eventuale partner».
Tra le regioni italiane, la Puglia si colloca, comunque, tra quelle con un’incidenza di nuove diagnosi/infezioni da HIV al di sotto della media nazionale (5,7/100.000 nel 2017). In Italia, le regioni con la più alta incidenza di nuove diagnosi/infezioni da HIV al 31 dicembre 2017 sono risultate il Lazio (7,5 casi/100.000), la Liguria (6,5 casi/100.000) e la Toscana (6,3 casi/100.000).
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1 thought on “La lotta dell’HIV arranca in Puglia: un nuovo caso ogni due giorni”
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