La Regione Sicilia in questi giorni è sotto i riflettori dopo l’ordinanza del presidente Musumeci sulla chiusura degli hotspot e il consequenziale scontro con il Ministero dell’Interno che ne è scaturito. Così, mentre c’è che crede che i problemi si risolvano ordinando magicamente di fare sparire i migranti dalle strutture in questione, c’è chi non ci sta e ci tiene a far sapere il suo dissenso.
Da Arcigay Messina, Rosario Duca e Giada Galletta, rispettivamente Presidente e Segretaria dell’associazione, scrivono: «Non siamo interessati a scendere nell’agone politico del dibattito, giustificando chi in questi ultimi giorni sta surriscaldando il clima, come se non bastasse il torrido caldo di agosto».
«Non siamo noi a voler strumentalizzare l’accaduto per un interesse politico, né tanto meno ci schieriamo dalla parte di chi questo interesse potrebbe rivendicarlo – specificano – Intendiamo, invece, nel solco della nostra mission statutaria, esprimere il dissenso per la mancata sensibilità con cui l’argomento migranti è stato e continua ad essere affrontato da chi rappresenta le Istituzioni».
Poi l’attacco e l’invito: «Da questi ci aspetteremmo il rispetto di tutti i diritti umani e non lo sfacciato sfoggio di sempre più frequenti toni razzisti. Diritti umani che non accettiamo vengano calpestati, soprattutto quando si prendono a scudo per mascherare il proprio sentimento xenofobo. Condanniamo incondizionatamente l’incitazione provocatoria a sommosse proposte dal Sindaco di Messina, col quale abbiamo avuto modo di confrontarci brevemente, ma rinnoviamo pubblicamente l’invito alla moderazione. Ribadiamo anche in questa occasione che chi riveste un ruolo di rappresentanza politica non può e non deve in alcun modo non tenere sotto controllo il proprio linguaggio».
«A chi emana provvedimenti farlocchi (per fortuna stoppati), approfittando della più alta carica regionale che ricopre – conclude la nota – lo invitiamo a preoccuparsi dei problemi reali della popolazione e del territorio, e non di istigare all’odio razziale! A tutti i rappresentanti istituzionali ricordiamo che i migranti sono esseri umani e non oggetti da usare per secondi fini, e li richiamiamo al rispetto proprio della dichiarazione universale per i diritti umani, che non mancano in nessuna occasione di calpestare!».
Il dissenso alle scelte del presidente Musumeci arriva anche da Arcigay Catania che titola un post Facebook: «LETTERA DI ARCIGAY CATANIA AL GOVERNATORE DELLA SICILIA non al Governatore della Libia».
«Ulisse di ritorno dalla mitica guerra di Troia, un po’ come i siriani e tutte le altre popolazioni che fuggono dalle guerre, prima di raggiungere la sua Itaca navigò lungo le nostre coste e isole e ricevette accoglienza – scrive l’associazione nel comunicato – Certo una eccezione fu il monocolo Polifemo anche lui riportanteci al nostro monocolo governatore. La Sicilia è sempre stata terra ospitale e rispettosa degli stranieri ritenuti sacri come in quasi tutte le civiltà antiche, rispetto e sacralità care a Giove ma certo non al nostro ineffabile Presidente».
«D’altronde cosa pretendere – prosegue – da chi proviene da quel passato politico che inneggiava alla monarchia, a quei savoia che pur di fregiarsi del ritorno dell’impero ‘sui colli fatali di Roma’ autorizzarono Mussolini a portare guerra e distruzione in diversi paesi africani. Ma quell’impero non fu certamente quello romano, che esportò civiltà, diritto, arte e cultura, ma quello dei savoia-mussolini che esportò gli stupri delle bambine, i Montanelli ad esempio, le stragi di Graziani, tutta robaccia tanto cara al nostro presidente».
La lettera va avanti con delle accuse di razzismo. «Questa sua ordinanza, pertanto, non ci stupisce affatto essendo essa frutto di quella cultura a Lei Presidente così cara, quella cultura che ha trasformato il suo originale slogan elettorale ‘sarà bellissima’ nell’attuale tristissimo SARÀ RAZZISTISSIMA – si legge – Ma questa ordinanza oltre a offendere la NOSTRA cultura e civiltà siciliana rivela anche il suo delirio di onnipotenza non potendo Ella emanarla in quanto competenza del governo centrale, come puntualmente evidenziato oggi dal Viminale che di fatto le ha dato dell’incompetente. Che dire poi della, ci perdoni, vigliaccheria nell’addebitare ai migranti la diffusione del covid, come se questi si avventurassero/sventurassero per mare in cerca di discoteche, pub, bar e ristoranti. Ciò ovviamente per nascondere la sua incompetenza, oltre quella della sua squadra di governo, nel gestire una criticità che richiedeva e richiede ben altre competenze e sensibilità».
Infine, il duro invito a dimettersi: «Arcigay Catania la invita Presidente Musumeci a dimettersi perché questa terra, la terra di Pirandello, Verga, Sciascia, Guttuso, Goliarda Sapienza, Camilleri, tanto per citarne alcuni, non merita la sua presenza. Lasci Palermo che vide regnare Federico II ‘stupor mundi’, ci stupisca anche lei ma tornandosene a casa e restituendoci la dignità che NOI siciliani meritiamo. Vada a casa».
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Farida Kant: la mia esperienza a Drag Race Italia