Un uomo di 35 anni della provincia di Foggia è stato condannato in primo grado dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Trani a 4 anni di reclusione per il reato di estorsione ai danni di un sacerdote di Molfetta, che gli avrebbe versato 11mila euro sotto il ricatto della diffusione di alcune sue foto compromettenti. Soldi che sarebbero stati recuperati dalle offerte dei fedeli.
Secondo quanto emerso dal processo e riportato da MolfettaViva.it, nell’estate del 2019, il religioso avrebbe conosciuto il 35enne su un’app di appuntamenti per uomini, incontrandolo poi dal vivo e consumando con lui un rapporto sessuale, come confermato dallo stesso sacerdote.
A un certo punto, però, quell’uomo – già noto alle forze dell’ordine – gli avrebbe chiesto del denaro, altrimenti avrebbe fatto giungere ai parrocchiani, al vescovo e al papa alcune foto sconvenienti, in alcune delle quali il sacerdote indossava abiti canonicamente femminili (sebbene queste non siano presenti nel fascicolo processuale).
Il prete, trovatosi in una situazione di estrema vulnerabilità, ha tuttavia trovato la forza di rivolgersi alle forze dell’ordine, che hanno dato il via alle indagini e arrestato il 35enne, sottoposto a custodia cautelare e poi processato con rito abbreviato.
L’outing usato come arma per estorcere denaro
Gli episodi di estorsione, che fanno leva su persone LGBT+ che non hanno fatto coming out, sono purtroppo molto frequenti. Due settimane fa, un 28enne è stato arrestato con l’accusa di aver ricattato un professore del Politecnico di Torino con il quale aveva concordato del sesso a pagamento. A maggio un gruppo di uomini brianzoli ha chiesto il patteggiamento per dei ricatti sessuali ai danni di due sacerdoti. Lo scorso febbraio, a Mantova un plurigiudicato è stato denunciato a piede libero dopo aver estorto mille euro a un 28enne. Andando indietro nel tempo, troviamo episodi analoghi a Pordenone, Pisa e Cremona.
Si tratta di sacerdoti, uomini con una famiglia tradizionale, ma anche giovani ragazzi, che sotto la minaccia di un outing in famiglia, sul luogo di lavoro o sui social rimangono in una trappola che viene tesa da persone senza scrupoli, ma di cui è anche complice una società che vede negli atti omosessuali qualcosa di cui vergognarsi.
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