Andrea Ibba Monni, l’attore en travesti che ha portato la propria favolosità in un mercato sardo

«Sono una persona che tra la mascolinità tossica e la femminilità stereotipata ha scelto la via della favolosità». È con queste parole che Andrea ci descrive la sua performance diventata virale: un uomo in abiti “da donna” in giro per il mercatino di un piccolo paese nell’entroterra sardo.

Andrea Ibba Monni è «un artista del teatro», co-direttore artistico della Ferai Teatro, la compagnia teatrale che ha fondato «insieme a Gà» nel 2007 e attivista politico. Gretah Sophia, la sua creatura, «è una fatina che cerca di regalare sorrisi», figlia di un lungo percorso di accettazione di se stesso e della voglia di riappropriarsi della propria libertà.

«Non sono uomo, né donna, sono una persona – ci dice Andrea – Non può essere sempre tutto ridotto all’uso dei genitali e basta, alla morbosità legata al sesso. Gretah Sophia è slegata da queste logiche, è una giunonica fatina con una spontaneità e una purezza autentiche».

«Sono un privilegiato – continua l’artista – ho risolto tutti i miei drammi o comunque sono consapevole delle ferite che ho, grazie a questo possiamo essere sereni, sia lui che lei. Credo di poter essere un esempio di libertà vera, la mia serenità è una responsabilità, l’esercizio della mia libertà è un segnale politico forte e chiaro».

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Un segnale politico ancora più forte, se si pensa che Cagliari, la città in cui vivono Andrea e Gretah Sophia, è governata da Paolo Truzzu, la cui giunta ha appoggiato il movimento delle Sentinelle in Piedi, contro il quale Andrea si era già schierato in precedenza. «Esisto quindi sono un manifesto politico – svela Andrea – Vivo, non sopravvivo. Vivo me per lasciare qualcosa di buono giorno dopo giorno: credo che questa normalità sia assolutamente rivoluzionaria».

Una normalità che non tutti riescono ad accettare, però. Sono sempre di più i casi di crimini dettati dall’odio a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere. «Credo che chi odi lo faccia per tre motivi, principalmente – dice Andrea – La paura, che è un peccato. Il patriarcato su cui è stato detto, scritto e pontificato abbondantemente e bene. L’ignoranza, che è madre della paura e che cerco di combattere con l’arte. Queste tre cose fanno sì che la normalità sia rara, che paradosso!».

«In tanti si sentono liberi ma nessuno lo è davvero, nemmeno io lo sono – aggiunge – Ma decido se vale la pena pagare il prezzo di questa libertà. Sono estremamente felice perché faccio quel che voglio e posso farlo perché parto dal presupposto di fare solo cose belle».

E di certo la sua arte di cose belle ne fa parecchie. Ma non basta l’arte per cambiare il mondo. «Di arte non ce n’è mai abbastanza ma basterebbe anche più consapevolezza, l’arte arriva di conseguenza – conclude Andrea – Io sono un artista perché sono consapevole, se non fossi sereno con me stesso non potrei mandare in giro Gretah Sophia a uccidere il patriarcato». Un assassinio di cui le sarebbero grate molte persone.

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