L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ci ha abituato alle sue dichiarazioni di riprevolezza su tutto ciò che non è considerato divino. Dopo aver dato alla “sodomia” la colpa della pandemia di Covid-19, ora essere gay non è divino ma è anzi diabolico. È perverso, tanto perverso da coincidere con la pedofilia. Ma andiamo con ordine.
In un’intervista rilasciata a Marco Tosatti – avente ad oggetto gli aggiornamenti sul caso di abusi del cardinale McCarrick – l’ex nunzio apostolico ribadisce nuovamente come Papa Francesco fosse a conoscenza di tali abusi e di come si sia provveduto a cercare di insabbiarli per proteggere altri interessi.
Ma a chi appartengono tali interessi? A quella che Viganò chiama “Lobby Gay”, che ormai «si è infiltrata nella Chiesa e che ha letteralmente il terrore che i buoni Pastori facciano luce sull’influenza che essa esercita nella Segreteria di Stato, nelle Congregazioni, nelle Diocesi e su tutta la Chiesa». Viganò si scaglia inoltre contro «l’osceno, anzi sacrilego affresco omoeretico che mons. Paglia ha commissionato per la Cattedrale di Terni è un arrogante manifesto ideologico».
L’apice dell’intervista anti LGBT+ arriva quando l’arcivescovo afferma: «Credo sia indispensabile chiarire una volta per tutte lo stretto legame che vi è tra l’omosessualità e la pedofilia confermato anche dalle stesse statistiche». Di quali non ci è dato saperlo. Quello che sappiamo è che Viganò dà sfogo, nuovamente, a una chiara manifestazione della Chiesa oscurantista che continua a gettare ombre sulle libertà di ognuno cercando di vanificare anni di lotte e sacrifici, prendendosela con il troppo “moderato” Papa Francesco.
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