Al termine di una giornata complessa in Commissione Giustizia, in cui sembrava raggiunto un accordo tra la maggioranza e Forza Italia per avere i numeri per l’approvazione della legge contro l’omotransfobia e la misoginia, Silvio Berlusconi rischia di scombinare le carte in tavola dettando al proprio partito una linea contraria al ddl Zan.
Nonostante il relatore e tutta la maggioranza abbiano accettato l’inserimento della “clausola salva-idee”, il Cavaliere sostiene, contro ogni logica, che essa «rappresenta un passo indietro sul piano della libertà d’espressione che un movimento liberale come Forza Italia non può condividere né sostenere».
Berlusconi descrive il lavoro di mediazione portato avanti da Enrico Costa e dagli altri forzisti in Commissione Giustizia «un prezioso lavoro per limitare i danni della nuova disciplina», ma ritiene il testo «lontanissimo dalla nostra cultura giuridica dei diritti e delle garanzie». Una “cultura” che abbiamo ripercorso in un recente articolo di approfondimento, e che a tutti gli effetti appare ben lontana dalla tutela dei diritti LGBT+, sebbene l’ex premier intendesse altro. Senza giri di parole, Berlusconi afferma che «il voto di Forza Italia non potrà che essere contrario», sebbene verrà lasciata libertà di coscienza a chi volesse votare in dissenso dal gruppo, che però sottolinea trattarsi di «posizioni individuali» non in linea con quelle del partito.
Sebbene gli episodi di omotransfobia post-lockdown stiano raggiungendo dei numeri a dir poco allarmanti, per il leader di Forza Italia «non vi è nessuna necessità» di una legge contro l’omotransfobia, al contrario considera, con il tipico benaltrismo di quando si discute di diritti civili, «poco responsabile tenere il Parlamento impegnato su questo mentre gli italiani sono in grande difficoltà e attendono ben altre risposte di fronte all’emergenza economica di questi mesi».
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