Sappiamo tutti perfettamente quanto l’amministrazione Trump, dal 2016 in avanti, sia stata in lotta aperta contro i diritti della comunità LGBT+. Ma adesso un ulteriore passo indietro è stato fatto contro la comunità transgender: se ad inizio mese il Dipartimento della Casa e dello Sviluppo Urbano ha annunciato la possibilità per le case di accoglienza di rifiutare persone trans, è notizia delle ultime ore che, qualora la proposta passasse, sarà messa a disposizione una “pratica guida” che spiega come riconoscere una persona transgender.
I dipendenti della casa di accoglienza potranno usare, come cita una copia della guida ottenuta dal quotidiano Vox, «fattori come l’altezza, la presenza (ma non l’assenza) di barba o baffi, la presenza del pomo d’Adamo e altri tratti caratteristici che identificano il sesso biologico di una persona».
In altre parole, se un* senzatetto appare come “troppo transgender” agli occhi del dipendente, quest ultimo potrà effettivamente richiedere delle prove relative al sesso biologico della persona, evitando di scendere troppo nell’intimo mostrando i propri genitali. Potrebbero dunque essere richiesti dei documenti identificativi, sui quali, a causa degli alti costi e delle numerose pratiche da affrontare per il cambio legale del genere, la persona potrebbe avere ancora indicato il genere e il nome assegnati alla nascita.
«Una persona transgender americana su tre è stata senzatetto ad un certo punto della propria vita e, questa proposta, riporterebbe loro a vivere e dormire in strada, al posto di cercare aiuto – spiega Mara Keisling, direttore esecutivo del Centro Nazionale per l’Uguaglianza delle Persone Trans – Tutto ciò va a colpire, in particolare, le persone trans di colore che si trovano, ogni giorno, ad affrontare minacce e persecuzioni da parte sia dei privati cittadini, che della polizia stessa. Combinata questa decisione con altre proposte, quali il taglio del budget alle case di accoglienza e la proposta di aumentare la criminalizzazione ai danni delle persone senzatetto, è chiaro che tutto ciò diventa questione di vita o di morte».
Segretario del Dipartimento della Casa e dello Sviluppo Urbano, però, è Ben Carson, un uomo repubblicano afroamericano, con alle spalle numerose lotte contro i diritti LGBT+. Parliamo di un uomo che ha associato l’omosessualità alla pedofilia, che ha definito le donne trans come «uomini grandi e pelosi», per poi paragonarle ai razzisti, e che ha portato avanti la tesi secondo cui, grazie alla prigione, si possa dimostrare come essere gay sia una scelta.
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Parliamo di un insieme di persone che utilizzano e citano la Bibbia, come e quando pare comodo a loro. Parliamo di una persona di colore, che meglio di altre dovrebbe sapere cosa si provi ad essere discriminati e che, invece, continua a tentare di sferrare pugni contro una comunità intera. Parliamo delle nostre sorelle e dei nostri fratelli della comunità trans, che più passano i giorni e più si vedono negati i diritti essenziali alla propria salute e ad una vita serena.
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