Lo scorso 9 maggio, una coppia gay è stata minacciata di morte e aggredita a Roma da due vicini perché omosessuali e “untori”, in quanto uno dei due è figlio di una donna malata di Covid-19. A denunciare il fatto è stata Stefania Giardoni, la madre che, dopo essersi rivolta al numero verde di Gay Help Line, ha registrato un video in cui racconta il terribile episodio.
«Sono stata, ieri sera, minacciata di morte e i miei figli sono stati aggrediti in macchina, sotto casa insultati perché in quanto gay “devono essere uccisi e bruciati”, gridandolo davanti a tutti – racconta la donna ancora visibilmente scossa nel video – Poi [il figlio 23enne Danny] l’hanno inseguito con la macchina e l’hanno speronato, gli sono andati addosso con un cric, ci sono persone che sono interveute sennò lo avrebbe ammazzato».
Gli aggressori, un uomo e una donna vicini di casa, avevano già rivolto minacce di morte alla famiglia di Stefania quando lei è risultata positiva al Coronavirus lo scorso 7 marzo. Una rabbia ingiustificata dato che le persone vicine alla donna, per la quale è stato disposto l’isolamento, non sono stati contagiate, ma che a distanza di due mesi ha trovato sfogo alla prima occasione utile. Secondo quanto riportato nel post di denuncia pubblicato sulla pagina Facebook del Gay Center di Roma, uno degli aggressori avrebbe urlato: «ecco due fr**i, ora vi stacco la testa».
«Questo atto di omofobia e di violenza, non solo nei confronti dei gay ma anche nei confronti delle persone malate di Covid-19, va assolutamente denunciato – conclude Stefania – Noi stiamo vivendo questo incubo delle minacce di morte da questi due individui, che non la passeranno liscia, e vogliamo dire a tutti quanti che noi non siamo i carnefici, noi siamo le vittime».
Al termine della prima settimana della Fase 2, e quindi della lenta ripresa alle attività sociali e lavorative, si sono già verificate due violente aggressioni omofoba a Roma. Dopo i diversi casi che sono stati registrati prima dell’insorgere della pandemia di Coronavirus nel nostro Paese (il 23 gennaio un 14enne è stato aggredito per il suo aspetto, mentre il 26 febbraio un 24enne è stato pestato per aver baciato un altro ragazzo), gli attachi a sfondo omotransfobico nei luoghi pubblici si sono fermati, per ovvie ragioni, insieme al lockdown, sebbene non sia mancato lo spazio per altre forme di discriminazione ai danni delle persone LGBT, come commenti pregni di mascolinità tossica in un supermercato e figli trans abbandonati dai genitori anche in momenti di estrema difficoltà.
Con la ripresa dei lavori alla Camera è necessario che si discuta al più presto la proposta di legge contro l’omotransfobia che era stata calanderizzata prima che l’emergenza sanitaria fermasse i lavori, tra l’esultanza del senatore Pillon e altri esponenti dell’opposizione.
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