Uomini color cielo. Anaïs LLobet
«Meglio terrorista che fr*cio!». Così forse si potrebbe riassumere il romanzo, molto denso e molto apprezzato dalla critica, di una scrittrice e giornalista corrispondente dalla Russia ed attenta all’omofobia dilagante in Cecenia. La storia ha come motore scatenante del plot narrativo un attentato in un liceo dell’Aia, ed è raccontata dai suoi tre principali protagonisti, due olandesi originari della Cecenia ed un olandese di nascita.
I primi due, oltre all’origine etnica, hanno diversi elementi in comune: sono Alice/Alissa, professoressa di russo nel liceo dove avviene l’attentato, ed Adam/Omar, ex allievo di Alissa e fratello dell’attentatore. Il doppio nome esemplifica subito la situazione esistenziale dei due personaggi: entrambi con passaporto olandese e desiderosi di integrarsi nel nuovo ambiente socio-culturale che li ha acconti; entrambi nascondono non solo la propria origine, spacciandosi lei per russa e lui per giordano, ma anche il proprio essere in quanto lei musulmana, lui omosessuale; entrambi però ancora legati, quasi inconsciamente, all’arcaico e familistico mondo da cui provengono con valori e regole non conciliabili con “lo stile di vita occidentale”. Il terzo personaggio è Alex, il ragazzo con cui Omar ha un flirt la sera prima dell’attentato e con cui si incontra poche ore dopo che la strage ha avuto luogo. Ma non è una storia d’amore quella raccontata, anche se la descrizioni dei sentimenti di Alex per Omar sono tra le pagine più belle del libro.
Pur non apprezzando alcune semplificazioni o scelte narrative (il terrorismo ceceno, che a quanto mi risulta non ha mai avviato operazioni stragiste in Europa, viene in qualche modo equiparato al terrorismo islamico; una non velata islamofobia da parte degli olandesi che guardano male un quadro con un versetto del corano o una donna con caratteristiche somatiche medio-orientali) un tema molto forte e pregnante che emerge dalla lettura è l’incapacità della classe docente di accorgersi della vita reale dei propri studenti e studentesse e quindi la responsabilità per le azioni da essi compiute. Nonostante le mie personali riserve vale la pena di leggere un libro che ci racconta di un paese in cui, come dice Alissa, non esistono altre parole, per definire gli “uomini color cielo”, se non gli insulti.
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