Due ragazzi omosessuali pakistani si sono visti respingere dalla corte australiana la richiesta per l’ottenimento dello status di rifugiati perché non riuscivano a ricordare cosa avessero fatto dopo un rapporto sessuale.
In Pakistan sono in vigore alcune leggi anti-LGBT che, anche quando non vengono applicate direttamente dalle autorità, costituiscono il sostrato per forti atti discriminatori. Proprio nel loro Paese d’origine, i due ragazzi si sono conosciuti, presentati dai reciproci padri, prima di partire insieme per Melbourne nel 2009 dove avrebbero condiviso una stanza. Durante quella convivenza i due giovani, dopo una serata di festeggiamenti, avrebbero avuto il loro primo rapporto sessuale.
Di questo rapporto sessuale hanno dovuto rendere conto in tribunale molti anni dopo. Durante il processo per il conferimento dello status di rifugiato politico, avvenuto nel 2016, i due hanno riportato aneddoti discordati, tempistiche diverse e discrepanze riguardo a ciò che sarebbe avvenuto dopo il rapporto e riguardo al fatto che i due avessero avuto o meno una conversazione sull’accaduto. I giudici, partendo dal presupposto che un primo rapporto sessuale tra due uomini è qualcosa che certamente dovrebbe rimanere impresso nella memoria, hanno giudicato la storia implausibile.
Ora, però, la corte federale ha deciso di ritornare sul caso mettendo in discussione la sentenza. I giudici di questa seconda corte hanno definito la prima sentenza come un “errore legale”, basato su ipotesi psicologiche relative a come gli uomini avrebbero dovuto reagire secondo i giudici; ma non è possibile attribuire un valore all’interpretazione che ognuno fa degli accadimenti della propria vita partendo dall’esperienza comune. La questione sarà presto riesaminata dal tribunale dei ricorsi.
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