È forse inutile iniziare questo articolo sottolineando che l’odio in rete e il cyberbullismo non ci piacciono, crediamo di averne già dato ampiamente dimostrazione sui nostri canali social – Facebook in primis – dove l’insulto non è ammesso, al costo di rinunciare a qualche follower che confonde l’offesa con l’opinione. Così come non serve premettere che il tweet pubblicato ieri da un utente, che ha criticato Benedetta Rossi con un linguaggio che è decisamente scaduto nell’ingiuria, sia da condannare senza se e senza ma.
«Non potete capire quanto mi infastidisce sta cretina – ha scritto l’utente L. – La sua genuinità mi irrita, la trovo orrenda e fa cose da ultracessa». La youtuber ha saputo difendersi, rispondendo per le rime all’hater: «Non mi preoccupi tu ma i 90 like a uno che chiama cretina una donna che non conosce. Non frequento Twitter, dicevano che era un ambiente molto più colto di Facebook… Alla faccia del ca**o, a me sembra un covo di bulli frustrati… Comunque stacce fratè… Il cretino sei tu».
Una risposta perfetta, tranne che per l’insulto finale, che colloca la cuoca di Fatto in casa da Benedetta in una posizione poco più bassa del suo hater in quanto ad hate speech, ma capiamo che a volte si possa reagire impulsivamente a un’offesa e non ci sentiamo di biasimarla. [EDIT 1: Benedetta ha in seguito dichiarato che il tweet è stato scritto da suo marito.]
Quella che però proprio non possiamo farci piacere è la reazione che svariate pagine, che si occupano di trash televisivo e intrattenimento, hanno avuto di fronte a questo scambio di tweet, ovvero quello di condividere con i propri follower precedenti tweet che l’hater aveva rivolto loro, che era già stato giustamente blastato dalla diretta interessata.
L. aveva usato termini duri anche nei confronti di un nostro collaboratore, ma non ci ha mai sfiorato l’idea di sfruttare la visibilità di Benedetta Rossi per un pugno di like. Invece, ognuno di loro ha condiviso sul proprio account Twitter, seguito da una miriade di follower, gli screenshot di precedenti attacchi che lo stesso utente aveva rivolto loro in passato, dalla semplice battuta o critica fino all’insulto, con un influencer che ha addirittura reso pubblici gli screenshot di conversazioni private.
Se, da una parte, L. aveva taggato il proprietario di una pagina molto seguita per chiamarlo «testa di ca**o» e aveva definito un altro personaggio famoso un «deficiente», dall’altra alcune pagine hanno cavalcato l’onda dell’indignazione – per non dire quella del trend topic – per pubblicare gli screenshot in cui l’utente attaccava i loro blog e non la loro persona. Se solo i due blog usassero lo stesso metro di misura per quello che va in onda in certe trasmissioni televisive da loro ciecamente supportate, potremmo riconoscere almeno una certa coerenza. Avremmo pure potuto parlare di diritto di replica, se solo lo avessero fatto al momento, ma questo sembra semplicemente il famoso piatto freddo della vendetta personale.
Questo non è trash e non è lotta al cyberbullismo, siamo di fronte al metodo Salvini: la gogna che fa guadagnare like e, allo stesso tempo, demolisce il tuo contestatore. Che ha sbagliato, ribadiamolo, ma non ha il tuo stesso seguito e quindi le stesse armi per difendersi. Non è altro che l’ennesimo episodio in cui ci si fa forti con i deboli. Invevitabilmente, L. è stato definito dai follower di queste pagine «sfigato», «ridicolo» e «a vederlo in faccia è come sparare sulla croce rossa», oltre ad aver subito un (non tanto) velato bodyshaming.
Abbiamo sconfitto il cyberbullismo? No. Lo abbiamo amplificato? Sì.
[EDIT 2: L. ha inviato una lettera di scuse a Benedetta Rossi, la quale le ha accettate pubblicamente.]
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