Il coming out durante la quarantena potrebbe (purtroppo) non rivelarsi un’ottima idea

La quarantena sta mettendo a dura prova ognuno di noi, ma ci sono persone per cui essa rappresenta un incubo per via della convivenza forzata con persone che esercitano violenze psicologiche, come il caso dei genitori che non accettano l’omosessualità o l’orientamento sessuale dei propri figli.

Tim Sigsworth, CEO della fondazione LGBT+ britannica Albert Kennedy Trust che supporta giovani senzatetto, ha consigliato a chi sta pensando di fare coming out in famiglia, o lo sta facendo per piccoli passi, di attendere fino a quando non sarà possibile dar loro sostegno, ovvero alla fine della quarantena.

L’amministratore delegato ha espresso una particolare preoccupazione riguardo le possibili reazioni negative da parte delle famiglie, dovute ad un carico elevato di stress, e ha lanciato l’allarme riguardo i pericoli derivanti dall’essere un senzatetto durante una pandemia.

«Non si può predire in questo periodo così particolare, come potrebbero reagire le famiglie – ha spiegato Sigsworth in un’intervista a Sky News – Sono, come tutti noi, sotto tanto stress e potrebbero non reagire in maniera positiva. Ci viene costantemente detto di auto-isolarci, quindi la strada è proprio il posto più pericoloso al momento per una persona giovane e vulnerabile».

Secondo un’indagine, circa il 26% dei giovani senzatetto britannico è parte della comunità LGBT+ e, tra questi, il 75% conferma che la ragione per cui sono senzatetto è proprio la reazione negativa dei propri genitori al loro coming out.

E le famiglie britanniche come pensano a riguardo? Secondo un’indaginde dell’Albert Kennedy Trust, in collaborazione con la società britannica di analisi dati YouGov, l’11% degli adulti intervistati si sentirebbe in disagio se uno dei propri figli facesse coming out, mentre il 20% è preoccupato di come reagirebbero i parenti alla notizia.

Da quando è scattato il lockdown nel Regno Unito, i comuni hanno chiesto ai propri cittadini di ospitare i senzatetto o, quantomeno, di trovare loro un domicilio, ma può essere dura ospitare delle persone che mostrano sintomi del virus.

«C’era un ragazzo ospitato in un ostello, all’inizio della pandemia, ma dopo aver mostrato i primi sintomi di contagio è stato sbattuto fuori dall’ostello – ha raccontato Sigsworth – Non aveva un posto dove stare e, ovviamente, non aveva la famiglia a supportarlo, perché lo avevano diseredato. Non aveva nemmeno un posto di lavoro: l’unica scelta è stata la strada».

Alcuni enti di beneficienza stanno lavorando con degli hotel per ospitare quanti più senzatetto possibile.
Ma per le persone che stanno varando l’idea, vivendo con la propria famiglia, di fare coming out durante la quarantena, l’avviso dell’Albert Kennedy Trust è piuttosto chiaro: «Parlate con qualcuno e cercate consiglio. Magari mettete tutto in pausa al momento e cercate di capire qual è la vostra situazione e come affrontarla al meglio».

1 thought on “Il coming out durante la quarantena potrebbe (purtroppo) non rivelarsi un’ottima idea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *