Dell’ultimo carnevale, a Roma rimane l’ennesimo episodio di omofobia: erano le 4 del mattino dello scorso 26 febbraio, quando il martedì grasso di Michele termina con un pestaggio scaturito da alcuni baci dati a un ragazzo in un locale del quartiere San Lorenzo.
Il 24enne, originario di Palermo e residente a Roma, si era travestito come uno dei personaggi della serie TV spagnola La Casa di Carta e, dopo essere passato dal Coming Out, noto locale della gay street in cui lavora come barista, si è spostato con un’amica e un ragazzo conosciuto quella sera in un circolo privato per passare il resto della serata.
Qui, Michele e l’altro ragazzo hanno cominciato a darsi alcuni baci, provocando la reazione omofoba di un un gruppo di quattro ragazzi, che hanno iniziato a lamentarsi ad alta voce. «Se stanno li a baciarsi così, danno fastidio» avrebbero affermato, dando vita a una discussione degenerata in minacce da parte di uno dei quattro ragazzi indirizzate a Michele, frasi del tipo «guarda che ti ammazzo», come ci racconta Michele.
A questo punto, una volta che il personale si è scusato con la vittima e il quattro ragazzi sono stati allontati, Michele si è avvicinato al buttafuori, con il quale ha una discussione accesa. «Ero molto arrabbiato – ci confida – Gli ho detto che la colpa era pure loro perché fanno entrare certi elementi, visto che si entra tesserati. E lui rispose “se continui così, ti meno io”». Nel frattempo, però, i quattro ragazzi hanno fatto ritorno, e sono loro ad aggredire Michele con una serie di pugni sul viso, a cui mettono fine solo alcune persone venute a conoscenza del pestaggio che si stava tenendo all’esterno del circolo.
«Non so quanti pugni ho ricevuto – ci riferisce la vittima – Ancora mi fa male il naso, l’occhio destro, la tempia sinistra e un po’ la schiena, infatti per ora lavoro male. Non mi sarei mai aspettato potesse accadere a me. Ho sempre visto queste cose da fuori (riferendosi a un altro recente episodio di omofobia ai danni di un suo amico, ndr). Spero non succeda più a nessuno».
Michele ci racconta di aver ricevuto la solidarietà di molte persone dopo il suo post su Facebook e di non voler denunciare il fatto alle forze dell’ordine: «Non ho fatto denuncia perché tanto sarebbe stato inutile, mi sono fatto prendere dalla tristezza. Il locale era senza telecamere e nemmeno ricordo le loro facce. Ho preferito mettere la mia faccia sanguinante sui social, miglior denuncia».
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Forse sarò un po’ duro, ma se ricevi delle minacce e magari vieni anche malmenato per poi non denunciare nulla allora anche te fai la ca**ata. Sono stanco di leggere ogni giorno almeno due/tre articoli sul web riguardanti ragazzi gay offesi, derisi, picchiati ed in alcuni casi anche uccisi, che non fanno nulla per difendersi e se ne stanno li come tanti baccalà. Ma stiamo diventando ancora più fessi? Non denunciare significa confermare e dare manforte a questi scappati di casa di doverci insultare e gonfiarci di botte, ma vogliamo avere amor proprio e difendere la nostra persona e dignità una volta tanto?