Lo scorso venerdì 21 febbraio, all’Ostello Galletti Abbiosi di Ravenna, si è tenuto un convegno organizzato da un gruppo di associazioni cattoliche dal titolo “La teoria del gender – attualità e risvolti culturali”. Sebbene il nome dato all’evento, che fa riferimento a una fantomatica teoria già smentita dagli psicologi, non promettesse niente di buono, il limite della decenza è stato abbondantemente superato dall’intervento transfobico del consigliere del Comune di Ravenna Gianfilippo Rolando, davanti al padre di una ragazza trans con un difficile passato e presente.
Durante il dibattito, il leghista ha preso la parola per fare dei paragoni offensivi e insensati tra le persone transgender con chi pratica la zoofilia, affermando che la sofferenza e l’emarginazione delle persone LGBT+ non possono essere un motivo per la concessione di alcuni diritti, in quanto «la disforia può essere anche di specie» e ci sono casi di «esseri umani che si sono sposati con i cani, oppure disforia d’età, quindi gente adulta che si veste da bambino e si fa i videocall su internet» (non è chiaro se questo volesse essere un riferimento alla pedofilia), chiedendo provocatoriamente «Arriveremo anche qui?». Molte delle persone presenti nel pubblico hanno cominciato a rumoreggiare in seguito a queste gravi dichiarazioni e hanno chiesto a Rolando di vergognarsi per quanto appena detto.
Le polemiche sono continuate anche al termine del convegno, al quale stava assistendo anche il padre di una ragazza che sta passando un difficile momento della propria vita riguardo l’identità di genere. «Visto che circa dieci anni di terapia psicologica non erano serviti a niente e mia figlia stava maturando l’idea del suicidio, cosa dovevo fare se non chiedere la terapia con i bloccanti per fermare il suo sviluppo al maschile e dargli tempo per maturare le sue decisioni – chiede l’uomo in un post su Facebook – E visto la sua situazione a scuola come posso sperare di migliorare le cose se non informando ragazzi e insegnanti di cosa sia la disforia di genere». «Mia figlia (considerata) come dei depravati chiaramente malati – aggiunge il padre – E non è stato questo a spingermi ad uscire precipitosamente ma lo schifo per le persone come mia figlia che quell’uomo mi trasmetteva, la sua voce tremava di ripugnanza. Pensieri foschi mi hanno avvolto, sono dovuto uscire…».
Ciro Di Maio, presidente di Arcigay Ravenna, ha commentato: «Sono arrabbiato, deluso e schifato. Ad una persona che si occupa della “cosa pubblica” non dovrebbe essere permesso di usare parole del genere parlando di cittadini e cittadine, non dovrebbe essere permesso offendere senza conseguenze. Questo accade nel 2020 ancora, accade perchè in Italia tutt’ora manca una legge contro l’omofobia e l’assenza di una legge che contrasti questi atti fa si che qualcuno si senta autorizzato a ferire con tale violenza qualcun altro».
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