Parlare di identità di genere ed educazione sessuale da un punto di vista non-cishet nelle scuole è ancora un tabù. Ce ne aveva parlato poche settimana fa AbiCocca, la youtuber transgender invitata da alcuni studenti di un istituto superiore di Pisa a raccontare la propria storia, poi rimbalzata dalla preside per l’assenza di un «contraddittorio», come se il genere di appartenenza di una persona fosse opinabile da terzi.
Questa volta a far discutere sono degli interventi sull’arte drag e sull’educazione sessuale LGBT+ nell’assemblea d’istituto di un Liceo bolognese. A dare eco alla polemica è Giorgia Meloni, che sulla sua pagina Facebook scrive: «Drag queens, identità di genere e sessuale, gay sex education: queste alcune delle “lezioni” – con tanto di cartelli illustrativi – nel programma dell’assemblea di istituto in un liceo di Bologna. Attività non facoltative, visto che è obbligatoria la partecipazione ad almeno una di esse». La leader di Fratelli d’Italia chiude con una domanda rivolta ai suoi follower: «Solo io ritengo assurdo che gli studenti siano obbligati ad assistere alla solita propaganda ideologica tanto cara al pensiero unico?!».
Ma di chi è stato imposto il «pensiero unico» di cui parla la Meloni, usando un’espressione cara agli omofobi che hanno inventato di sana pianta la «teoria gender» per confondere le acque delle evidenze scientifiche frutto degli sforzi della comunità scientifica e diffondere odio omotransfobico? La risposta è semplice ed è bastato chiederlo alla dirigente scolastica.
Maria Grazia Cortesi, preside del Liceo sotto accusa, spiega come l’obbligo di cui parla la Meloni non è stato imposto dalla direzione o dagli insegnanti, ma si tratta di un’iniziativa spontanea da parte degli stessi studenti. «Il diritto degli studenti di riunir si in assemblea è previsto dalla legge, e le assemblee studentesche sono occasione di partecipazione democratica per approfondire problemi su scuola e società – precisa la dirigente scolastica – Ero al corrente del programma, con la presneza anche di esperti. L’intento era accogliere e comprendere le diverse visioni del tema. E la presenza degli alunni era richiesta perché i giorni d’assemblea rientrano in quelli di lezione».
La versione della Cortesi è confermata dai rappresentanti degli studenti, che affermano essere stata «approvata da studenti, moltissimi docenti, personale Ata e presidenza» e che le attività erano variegate, su temi come educazione sessuale per ogni orientamento, identità di genere e sessuale, sessismo nelle scuole e femminismo». Il “pensiero unico” sembra dunque essere quello che la Meloni vorrebbe imporre agli studenti, censurando dei temi che essi hanno stabilito democraticamente. Temi che possono solo portare a una consapevolezza positiva per l’inclusività e la prevenzione.
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1 thought on “Giorgia Meloni: «Studenti obbligati a seguire lezioni LGBT», ma le hanno scelte loro”