Si è concluso in Svizzera lo spoglio del referendum riguardante la legge contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, che da oggi sono equiparate a quelle a sfondo razziale. Più di 1 milione e 400 mila votanti (il 63,1%) si sono espressi a favore dell’approvazione di tale legge, con il canton Vaud in cui più di 4 elettori su 5 hanno votato per il Sì. Sopra la media nazionale anche il cantone di Zurigo, dove negli ultimi mesi si sono registrate diverse aggressioni a ragazzi gay.
L’iter della legge è iniziato più di un anno fa, quando il Parlamento ha votato per estendere la norma contro il razzismo dell’articolo 261 del codice penale, al fine di proteggere maggiormente le persone omosessuali e bisessuali vittime di violenze (purtroppo l’estensione non riguarda anche l’odio transfobico).
Il referendum era stato invocato dall’Unione democratica federale, un partito cristiano contrario alla legge contro l’omofobia, che con le stesse argomentazioni portata avanti in Italia dai sovranisti, sostiene si tratti della limitazione della libertà d’espressione. Ma il risultato parla chiaro: per gli svizzeri, l’omofobia non è un’opione.
«Oggi non sono solo i diritti di lesbiche, omosessuali e bisessuali ad essere rafforzati, ma quelli di tutte le minoranze» ha dichiarato la co-presidente dell’Organizzazione svizzera delle lesbiche Salome Zimmermann a Keystone-Ats. Dall’Italia l’avvocata e attivista LGBT+ Cathy La Torre ha definito con un tweet il risultato del referendum «Un piccolo, grandissimo atto di civiltà. A cui dovremmo adeguarci immediatamente».
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