Può un numero combattere l’omofobia? Per alcuni calciatori, sì. A partire dalla prossima partita, infatti, Gabriel Barbosa, ex attaccante dell’Inter ora acquistato dalla squadra brasiliana Flamengo, cambierà il numero della sua maglia da 9 a 24. Il gesto che potrebbe sembrare un omaggio a Kobe Bryant, campione scomparso recentemente che indossava quel numero, è, in realtà, il segno dell’adesione di Gabigol alla campagna antidiscriminatoria #PedeA24 lanciata da Mauro Betting, giornalista della rivista calcistica Corner.
Tutto è nato dall’ingaggio del centrocampista colombiano Victor Cantillo nella squadra del Corinthians al quale un dirigente, Duílio Monteiro Alves, ha chiesto di cambiare il numero della maglia che indossava nella Junior Barranquilla, il 24, perché non voleva che un giocatore della sua squadra venisse visto con addosso quel numero. La dichiarazione che, in altri tempi, sarebbe passata inosservata, è diventata in poco tempo virale, tanto da far chiedere a gran voce che il 24 venisse accettato sulle maglie dei calciatori.
Lo stigma, tutto brasiliano, del numero 24 risale a una lotteria clandestina, ma tollerata largamente in Brasile, il Jogo do Bicho (gioco degli animali), nella quale tale cifra è associata al “veado” il cervo. In portoghese “veado” è pronunciato nello stesso modo di “viado”, abbreviazione per “transviado”, termine con cui vengono irrisi omosessuali e transessuali, alludendo alla prostituzione degli stessi e proprio a causa di questa associazione di idee il numero era saltato a piè pari nell’assegnazione delle maglie ufficiali.
Poiché i club hanno adottato numeri fissi negli ultimi anni, questo numero è sempre evitato. Anche quando era obbligatorio utilizzarlo, come nelle competizioni Conmebol (che richiedono una numerazione consecutiva, da 1 a 25 nelle fasi preliminari e da 1 a 30 dalla fase a gruppi). La strategia che la maggior parte dei club usava per iscrivere un giocatore con il numero 24 sulla maglia era quella di assegnarlo al terzo portiere, o un giocatore che aveva poche possibilità di entrare in campo.
Oltre al già citato Flamengo anche le squadre Santos, Fluminense e Bahia hanno aderito attivamente alla campagna assieme a giocatori del calibro di Dani Alves, il calciatore brasiliano più celebre che giochi in patria, e a Brahma, una marca di birra che fa da sponsor nelle partite, nella speranza di dare finalmente un calcio all’omofobia.
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