Tanzania, Ministero della Salute fa terrorismo alle persone LGBT e l’HIV ringrazia

Le politiche sulla salute pubblica del Governo della Tanzania impediscono il completo accesso ai propri servizi alle persone LGBT.

Secondo il report di 112 pagine dell’organizzazione no-profit Human Rights Watch, i cittadini potrebbero avere accesso ai lubrificanti solo attraverso gli ospedali, ma molte persone LGBT hanno paura a farlo perché potrebbero essere vittima di discriminazione e violenza. Nonostante il lubrificante sia un presidio necessario per prevenire il contagio da HIV, in quanto senza di esso il preservativo si può rompere più facilmente, la politica tanzaniana dell’odio impedisce di fatto ai propri cittadini di aver accesso alla pubblica sanità in maniera completa, rendendo tutta la popolazione, non solo gli MSM (uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini), vulnerabili all’HIV e alle altre malattie sessualmente trasmissibili.

Nonostante i rapporti omosessuali fossero stati criminalizzati da tempo, l’emergenza sanitaria sarebbe iniziata dal 2016, anno di elezione dell’attuale Presidente John Magufull. Fino al 2016, infatti, il settore sanitario tanzaniano ha supportato iniziative a proposito di prevenzione e trattamento del contagio da HIV, tanto che esistevano anche corpi governativi composti da persone omosessuali e transgender che si occupavano attivamente e con discreto successo della questione.

Dal 2016, invece, il Ministero della Sanità ha vietato a tutte le associazioni di fare sensibilizzazione sulla prevenzione dell’HIV agli MSM e ad altre categorie a rischio, facendo chiudere anche i centri in cui erano distribuiti test e altri servizi, adducendo al fatto che fossero coinvolti in «attività di promozione dell’omosessualità».

Secondo quanto illustrato dal report, poi, tutta la popolazione LGBT vive nel terrore. Dal 2018 la polizia continua a condurre arresti arbitrari basati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. In alcuni casi, la polizia si rivolge agli operatori sanitari per effettuare esami anali forzati nel tentativo di trovare prove della condotta omosessuale. Queste disumane e crudeli pratiche, ovviamente, non hanno nessuna base scientifica. «Gli agenti di polizia erano lì attorno con le pistole – racconta nel report Kim, una persona gender non-conforming – Mi hanno condotto nel reparto maternità. Hanno preso questo oggetto metallico e l’hanno inserito nel mio ano, chiedendomi poi di tossire. Più tossivo, più spingevano. È stato molto brutale e doloroso».

La paura di subire questo trattamento e di essere puniti col carcere a vita, se non con la morte, impedisce a molte persone, non necessariamente facenti parte della comunità LGBT, di avere accesso ai più basilari strumenti di prevenzione e alle importanti cure per le malattie sessualmente trasmissibili, senza le quali, molto spesso, si può morire. Il Governo tanzaniano, con la sua politica omofoba, sta uccidendo i suoi cittadini.

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