Ogni mattina, quando sorge il sole, il gestore di un account Instagram si sveglia e sa che dovrà rispondere con sarcasmo ad una miriade di messaggi di gente eccitata che, fra un «ke fai?» e l’altro, farcisce la conversazione con qualche dick pic non richiesta.
Ogni mattina, quando sorge il sole, un arrapato cronico si sveglia e sa che dovrà mandare a più persone possibili la foto del proprio birillo in erezione se vorrà dare un senso ad una giornata altrimenti vuota e noiosa.
È una storia che si ripete, un loop temporale che non può essere spezzato, un fastidioso déjà vu a sfondo erotico: in questo far west mediatico che è la vita moderna ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha subito fastidiose avance da parte di soggetti che hanno fatto del “sexting a senso unico” l’unica ragione della propria esistenza.
I nostri smartphone, soprattutto degli ultimi anni, si sono trasformati in una vera e propria appendice che, pur non essendo (ancora) collegata al nostro corpo da nervi e vasi sanguigni, è comunque parte integrante del nostro sistema linfatico. Usiamo lo schermo del nostro telefono come un portale capace di catapultarci ovunque vogliamo, in pochi secondi: comodamente dal letto di casa possiamo, infatti, visitare le isole Seychelles, ordinare il pranzo, leggere un libro, vedere senatori giocare con i citofoni oppure… fare sesso.
Fintantoché l’invio e la ricezione di foto piccanti o note audio contenenti mugolii, muggiti e barriti rende felici e soddisfatte entrambe le parti nessun problema si staglia all’orizzonte; ma immaginate l’imbarazzo e il fastidio di chi, mentre sta sorseggiando il primo caffè della giornata, si vede recapitare, come se fosse un Glovo, uno sfilatino più o meno imbottito che, però, non aveva mai ordinato.
Tralasciando le conseguenze legali che un sexting unilaterale o “imposto” potrebbe avere (come la configurazione dei reati di molestia o stalking), quel che appare paradossale è il dare per scontato che il sogno di tutti, ma proprio tutti, sia quello di trovarsi la galleria invasa da mazzi di piselli che, fin troppo spesso, non sono buoni nemmeno farci il minestrone.
Ogni mattina, quando sorge il sole, chiediamoci se sia davvero il caso di irrompere nella quotidianità delle persone con messaggi o foto moleste, perché se davvero ogni smartphone è una finestra sul mondo, non ha davvero senso catapultarli, contro la loro volontà, in un film di Tinto Brass: il sesso, anche quello virtuale, ha le sue regole, e non bisogna di certo essere Monella per rendersi conto che si può essere seducenti, ammalianti e sensuali anche tenendo le mutandine al loro posto.
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