Sono gay e padre: può succedere anche a te

Parliamoci chiaro, in tutta onestà non pensavo sarebbe andata così. Non pensavo che sarei diventato genitore, che avrei cambiato pannolini, scaldato pappine e dato baci della buonanotte. Vedevo l’adozione come un’esclusività etero, e di tutte quelle esperienze lette di genitori gay ne facevo una scrematura emotiva per renderla accettabile, per non morire d’invidia e, pur in adorazione, mi sembrava una cosa così lontana da me, inaccessibile e per questo totalmente relegata ai confini della fantascienza.

Per me, come per tutti i miei fellow italians troppo indietro nell’affermare la loro esistenza giuridica, finii ai tempi per non pensarci più. C’era tanto altro per cui lottare nella scaletta delle cose da fare, e comunque che senso avrebbe avuto pensarci? Non sarebbe successo, punto. Non accadeva a me, non accadeva a noi italiani “diversi”. Era fuori dai confini e non ci apparteneva. Ero anche riuscito a convincermi che sarebbe stato meglio cosi, che non sarei stato in grado di fare il genitore. Me ne ero convinto, perché era così che mi avevano da sempre detto.

Ho, io stesso, guardato le adozioni dei genitori dello stesso sesso con sospetto. Ero inzuppato di stereotipi etero sui gay, al punto da crederli e farli miei. Non sono mai stato un bigotto, ma ho sempre visto, e a tratti lo vedo ancora, la comunità gay italiana con i suoi grandissimi limiti, l’incapacità di fare delle lotte serie al di là dei Pride. Forse questo è ancora vero, ma soffro al pensiero di tanti buoni genitori mancati, genitori di bambini che hanno avuto un inizio di vita sfortunato.

Attenzione: non credo che tutti i gay siano in grado di essere genitori, ma del resto questo lo penso anche degli etero. Anzi, lasciatemi aggiungere, di fronte alle chilate di merda spalateci addosso, alla fine è vero che facciamo un viaggio introspettivo molto, ma molto più profondo di moltissmi etero, che incapaci di apprezzare la loro “libertà” affettiva, non si trovano a chiedersi perché certi diritti siano ad esclusivo appannaggio loro. E di quanto sia ingiusto.

Tutto questo avveniva prima e anche durante il mio trasferimento a Londra, che onestamente non aveva nulla a che fare con la mia sessualità, e neanche con la ricerca di un lavoro. Semplicemente nella tardo-post-adolescenziale situazione nella quale ero a 30 anni, in Sicilia, mi sentito totalmente in panne, bloccato in una melassa di quotidianità appiccicosa e difficile da scrollarsi di dosso. E nel tentativo di dimenticare una storia di 4 anni, finita come in una soap trash, con lui che sposa una donna.

Sono stato un incosciente, ho inventato una bugia su un master e sono andato a pulire cessi in zona 8 (sì, esiste la zona 8 di Londra, ma non fatevi ingannare, non è Londra). Anni dopo, destinato a una ricerca di una storia impossibile, decisi di piegarmi al destino impostomi e cominciai a cercare sesso. Sesso e basta. Non durò molto… Anzi. Il padre dei miei bambini è stato praticamente il primo di una serie di incontri programmati (con i successivi mai avvenuti) e grazie alla sua apertura mentale, finimmo per parlare di adozione.

Cosa? Io papà? Di un bambino? Avere l’onore di vedere una vita crescere fra le tue braccia, di plasmarla nelle idee pur rispettandone l’individualità, di osservarla nei comportamenti, di coccolarla, baciarla, amarla. Una vita per cui provare un amore incondizionato, a cui non frega nulla del mio culone o delle smagliature. E così fu.

Non fatevi mai dire cosa potete e cosa non potete fare. Non convincetevi di quello che accadrà, non pianificate la vostra esistenza in modo rigido. Non credete alle bugie che vi dite per sopravvivere a questa realtà. Volete diventare mamme e papà? Lottate per questo, fatevi baciare dalla fortuna di avere un partner con i vostri stessi sogni.

Può succedere anche a te.

 

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