Nato come cantante sul web e approdato successivamente in TV, dove ha partecipato a un talent show su RaiDue e al chiacchieratissimo primo trono gay di Uomini e Donne, Alex Palmieri è oggi uno dei pochi cantanti LGBT italiani a non fare segreto della propria sessualità. Dopo aver rinnovato il suo contratto con Believe Digital, il bel performer milanese ha annunciato la sua nuova fatica discografica. Alex questa volta si mostra in vesti più dark con Wrong, il nuovo album fuori negli store a partire da oggi, 10 Gennaio, in concomitanza con il suo 29esimo compleanno.
Il disco arriva dopo un momento importante per la carriera del cantante, che quest’estate chiudeva il tour europeo all’Europride 2019 di Vienna, dove era l’unico rappresentante italiano sul palco. Il suo precedente album Reset e i quattro singoli estratti hanno avuto un ottimo riscontro per quanto riguarda i download su iTunes e i passaggi in TV e radio.
L’uscita di Wrong è stata anticipata dal singolo Fake News, una canzone dalle influenze trap e dubstep, che caratterizzano anche parte del nuovo disco, con la quale Alex ha raggiunto le posizoni iTunes numero 3 in Italia, 19 in Germania e 33 in Polonia. L’album contiene 9 tracce inedite lavorate tra Italia, Filippine , America ed Ucraina – tra nuovi e vecchi produttori come Jandy Prudnikov, Matthew Burgess, Alex Zitelli e Livio Boccioni. Ad accompagnare l’uscita del nuovo album, il singolo Room 05, brano uptempo dai toni sexy e che parla di relazioni aperte. Per l’occasione abbiamo incontrato Alex e gli abbiamo rivolto alcune domande.
L’intervista ad Alex Palmieri
Ciao Alex , grazie per aver accettato di raccontarti in occasione dell’uscita del tuo nuovo album. Partiamo proprio da questo, quali sono le influenze musicali che caratterizzano Wrong? E in cosa differisce rispetto alle tue precedenti produzioni?
Grazie a voi per questo incontro! “Wrong” è un album che ho scritto mentre ero in tour in europa, durante il quale ho conosciuto moltissimi artisti, tra cui Netta, vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2018, e molti altri dai quali ho assimilato tanto – tra culture musicali e storie artistiche. Avevo così tanti colori dentro la testa che mi sentivo pronto a produrre nuova musica dopo ormai due anni dal mio precedente album “Reset”: era un album fortemente ispirato alle sonorità di inizio anni 2000, e per quanto lo avessi desiderato credo fosse un progetto davvero molto “commerciale”. In “Wrong” invece c’è molto più di me, sia artisticamente che nelle scelte stilistiche e nei testi dove racconto più da vicino la mia vita o le persone che ne fanno parte. È un disco con forti richiami al K-pop, electro e con una punta di trap, ma senza mai abbandonare il mio mondo musicale: al contrario mi sarei “snaturato” e portare in promozione, magari per altri due anni, un disco che non mi rappresenta sarebbe stato stressante.
L’apertura del disco è affidata proprio alla title-track “Wrong”, brano dalle atmosfere dark/gospel, dove elogi le imperfezioni, che rendono speciali e unici gli individui. È un concetto che hai maturato nel tempo?
Il brano “Wrong” è stato tra gli ultimi che ho scritto. Aspetto sempre alla fine della produzione per dare un titolo al disco, e scrivendolo mi sono reso conto da se che questo lavoro parlava tanto di errori e imperfezioni (principalmente mie, ma anche delle fragilità di altri) ed è qualcosa in cui tutti possiamo identificarci. Questo disco non mi farà apparire sempre perfetto o sempre una bella persona, ma dentro queste canzoni sono io al 100%.
Com’è nata l’idea di inserire un carillon nell’arrangiamento del brano?
Il beat è stato ideato da me e dai miei produttori , volevo qualcosa che puntasse al nostalgico e cupo allo stesso tempo ed il carillon è il primo suono che mi è venuto in mente.
Nella canzone “Beatrice” parli di indipendenza ed emancipazione femminile. Chi ti ha ispirato la scrittura di questo testo e perché hai trattato questo tema?
Il singolo è dedicato ad una mia ballerina, che è anche una amica, ed è uno dei brani che ha funzionato di più all’orecchio dei pochi ascoltatori pre-uscita. Lo avevo già pensato e abbozzato due anni fa per “Reset”, ma non avevo una base giusta e non era in linea con il disco quindi l’ho riposta nel cassetto. “Beatrice” è un inno all’indipendenza femminile, racconta di quanto una ragazza si basti a se stessa non abbia bisogno di nessuno, ma allo stesso tempo provi una sorta di paura ad aprirsi e lasciarsi andare a qualcosa di nuovo. È stato divertente perchè eravamo in tour e ci raccontavamo le nostre cose in albergo, poi andavo in camera e mi appuntavo quello che ci eravamo raccontati per arricchire quella bozza rimasta nel cassetto.
Pensi che nel mondo musicale e nella società attuale in genere le donne facciano fatica ad emergere?
Non credo che nel mondo musicale oggi come oggi cambi molto essere uomini o donne, credo che in quanto artisti siamo tutti sottoposti allo stesso tipo di problematiche, vedi compensazioni, favoritismi, scambi di favori, richieste sessuali. È qualcosa che va da se indipendentemente dal genere. Credo che questa differenza sia più nel mondo quello “reale”, dove un dirigente donna non si spiega per quale motivo debba prendere meno soldi di un uomo, al pari della stessa mansione.
In una strofa di Dangerous Scandalous canti «Sono il tipo che ti bacia sotto il naso il ragazzo che ti piace». Le esperienze vissute finora ti hanno in qualche modo reso più duro e disilluso, creando una sorta di corazza per “proteggerti” dalla delusioni?
Sono cambiato moltissimo , devo ammetterlo. Anche io come Beatrice ho trovato la mia indipendenza, ma riconosco che mi sono indurito per soffrire di meno. Non sono più uno che si lascia andare facilmente. Questo per vari aspetti della mia vita: a casa sono tutti separati, divorziati (persino mia nonna), questo mi ha fatto crescere con l’idea che nulla è per sempre. Si può fare per un periodo un pezzo di strada assieme, ma è un pezzo: quello che viene dopo credo sia un pò una forzatura. Dico questo per la mia esperienza personale, non voglio criticare nessuno e non ho la verità assoluta in tasca, sono una persona aperta al cambiamento di idea e aspetto quello che sia in grado di farmela cambiare! Oltre a questo, anche le mie esperienze passate hanno contribuito a far chiudere un pò quella parte di cuore. Ero sempre quello che rimaneva “sotto” per qualche ragazzo, ora mi sembra di essere io dall’altra parte. Ma quello che faccio, come canto nel brano, è fatto in maniera innocente: non è davvero diabolico in fondo, perchè non è per ferire ma solo per proteggermi.
Nel tuo nuovo singolo Room 05, tratti di un tema particolare: le coppie aperte. Il testo è stato ispirato da una situazione che hai vissuto in prima persona?
Quando dicevo che in questo disco c’era molto di me intendevo questo, ogni brano mi rispecchia in qualche cosa nulla l’ho scritto a caso. Qualche anno fa conobbi una coppia di ragazzi che stavano insieme, e per un breve periodo uscimmo insieme e ci “frequentammo in 3”. Era qualcosa a cui non avevo mai minimamente pensato. Ad un certo punto loro si lasciarono perchè io provavo più attrazione per uno di loro ed ero fortemente ricambiato, dunque non c’erano più gli equilibri tra di loro ma anche tra noi 3. Il pallino di scrivere una brano su quel periodo mi è rimasto fino ad ora, mi sono fatto coraggio e l’ho trasposto in musica: l’apertura della coppia innesca una serie di meccanismi come la caccia all’approvazione di se stessi, e di domande. Ci si chiede se quell’amore, un tempo per due, sia ancora sufficiente, ci si diverte ma si prova anche paura di perdere l’altro se il rapporto non è saldo.
La canzone più introspettiva, malinconica e viscerale del nuovo album è senza dubbio la ballad My ghost, nella quale mi ha colpito in modo particolare la frase «È Così difficile lasciarti andare, mi tengo solo il tuo fantasma». Un brano così sincero e diretto è frutto sicuramente di un’esperienza personale importante. Ce ne vuoi parlare?
È un pò difficile parlarne, preferisco che sia la canzone a fare il suo lavoro. Quando ci si è presi e dati talmente tanto l’uno dell’altro che quasi non rimane più nulla. È stato molto difficile, e lo è tutt’ora, continuo a domandarmi ogni giorno se la scelta di andarmene sia stata giusta. È stato triste un po’ tutto il processo creativo del brano. Mi era arrivata la base per la ballad del disco e ancora non sapevo di cosa scrivere, sapevo dentro di me che la mia relazione stava finendo ed ero fortemente ispirato, ma il pezzo rimaneva lì fermo perchè scriverlo avrebbe significato ammettere che era finita. E anche dopo, una volta presa la mia strada, buttare giù il testo è stato complicato: volevo farlo ma allo stesso tempo non ho avuto modo di metabolizzare e quello che ho scritto, l’ho fatto un po’ tutto di getto.
Le tue produzioni musicali strizzano un po’ l’occhio al pop svedese, e in alcuni brani si sente la chiara ispirazione ad artisti come Eric Saade. Pensi che il loro concetto di esibizione e il loro modo di concepire la musica siano avanti rispetto a quelli italiani?
Beh è un mondo che si avvicina molto a quello che piace a me, e che si avvicina a sua volta al pop americano e koreano. Sono generi che puntano molto sull’aspetto audiovisivo come faccio io, quindi puntano tanto sul videoclip e sull’esibizione. La discrepanza tra noi e gli svedesi si nota soprattutto all’Eurovision dove, per quanto io apprezzi la nostra musica e cultura, non siamo purtroppo paragonabili alla preparazione e alla cura dei dettagli di altri Paesi, come in questo caso la Svezia.
A proposito di Eurovision, è una manifestazione che segui?
Moltissimo, organizzo sempre con amici la serata Eurovision e sogno tantissimo di poterci partecipare un giorno.
C’è qualche artista che ha preso parte alla manifestazione con cui ti piacerebbe collaborare o che ti ha colpito particolarmente?
Ogni tanto mi sono sentito con qualcuno degli ex partecipanti come Nathan Trent (Austria 2017) e ci siamo scambiati reciproci complimenti. Mi piacerebbe collaborare con Eric Saade e Netta senza dubbio, ma anche Tamta (che segivo prima dell’Eurovision), Eleni Foureira e Imri.
In merito al tema coming out di personaggi pubblici, il tuo collega Mahmood in un’intervista ha dichiarato: «Penso che sia sbagliato, in un certo senso, parlare di queste cose. Dichiarare “sono gay” non porta da nessuna parte, se non a far parlare di sé». Tu da omosessuale dichiarato sei d’accordo con queste affermazioni?
Adoro Mahmood e penso che il suo disco sia una bomba, e proprio per la sensibilità che mette nei brani non condivido questa scelta. Io credo che proprio perchè si abbia una certa visibilità bisogna spronare i ragazzi , sopratutto i più giovani che ci seguono, ad essere orgogliosi di essere se stessi. Essere gay, oggi nel 2020, non credo che sia una cosa che faccia più tanto rumore per come la vedo io, il rumore lo crea più con questo “dico non dico”. Affermarlo non farebbe che bene a se stesso per vivere la sua vita in tranquillità, oltre che ai ragazzi omosessuali che lo seguono.
C’è qualche artista italiano che apprezzi particolarmente e con cui ti piacerebbe collaborare?
Mi piacerebbe molto fare qualcosa con Immanuel Casto, ho provato a proporgli qualcosa in passato ma non era molto dell’idea. Gli proposi all’epoca una ri edizione di “In The Backstage”, ma non era in linea con quello che stava facendo lui artisticamente in quel momento. Invece tra gli artisti più mainstream duetterei con Tiziano Ferro, ma gli chiederei di produrre insieme un brano con uno stile simile più all’inizio della sua carriera. Mi piacciono molto anche Giorgia e Francesca Michielin (di quest’ultima apprezzo in particolare gli arrangiamenti).
Tempo fa hai partecipato al programma Uomini e Donne di Maria De Filippi, nel primo trono gay. Che ricordi hai di quell’esperienza e, soprattutto, la rifaresti?
È stato un momento molto particolare, quell’anno fu tutto frenetico perchè stavo chiudendo il mio primo tour europeo e nel mentre registravo le prime puntate del programma. Non so se lo rifarei ora, era difficile perché volevo dire mille cose a Claudio e non ne avevo l’occasione. Non è una situazione totalmente naturale per conoscere un ragazzo, e non hai la possibilità di farti conoscere a pieno per come vorresti tra telecamere e poco tempo a disposizione. Ma sono comunque contento di averlo fatto in quanto un passo televisivo molto importante a favore della comunità LGBT.
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Tutta la mia vita (o quasi): la drag Peperita racconta Giacomo
6 thoughts on “Alex Palmieri presenta l’album Wrong e ci parla di delusioni e relazioni aperte”