Da alcune settimane l’Australia è teatro di numerosissimi incendi che hanno bruciato più di 6,3 milioni di ettari di terra e portato alla morte di molteplici persone e animali. La principale causa di questa catastrofe è data dal surriscaldamento globale: la maggior parte degli incendi australiani è dovuta dal caldo, a metà dicembre si è avuto il giorno più caldo mai registrato in Australia.
Ma, come abbiamo spiegato in un precedente articolo, il negazionismo del cambiamento climatico va a braccetto con l’omofobia, così mentre in Italia gli omosessuali fanno calare il PIL e in Francia fanno incendiare le cattedrali, dall’altra parte del mondo danno fuoco a un intero continente. È questa la tesi di Steven Anderson, pastore omofobo e sostenitore dello Stright Pride, secondo cui queste catastrofi sono da attribuire al divieto che gli è stato imposto l’anno scorso dalla patria dei koala, di non entrare mai più nel Paese (il 33esimo in cui la sua presenza non è gradita).
Anderson aveva programmato di visitare questa nazione nel novembre appena scorso, al fine di promuovere le proprie idee omofobe, ma la visita era stata bloccata dal governo australiano per via di alcune sue esternazioni, tra cui la proposta di lapidare gli omosessuali e la celebrazione del massacro del Pulse di Orlando.
La sua chiesa, la Faithful Word Baptist Church, con sede in Arizona, ha scritto in un post su Facebook: «Forse se l’Australia non vietasse e espellesse i predicatori del Vangelo, non sarebbe sotto il giudizio di Dio», con un link allegato che rimanda ad un video YouTube dove il pastore afferma nel pieno delle proprie convinzioni che i disastri naturali sono usati da Dio «come punizione o giudizio». Ma le reazioni al post sono state prevalentemente di indignazione e di ilarità.
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2 thoughts on “E anche per gli incendi in Australia qualcuno ha dato la colpa ai gay”