L’anno non è cominciato nel migliore dei modi per i Gem Boy, la band specializzata in cover demenziali è stata travolta da una polemica a causa di una battuta transfobica del suo leader al concerto di Capodanno con Cristina D’Avena. Secondo quanto riportato da alcune persone presenti, il CarlettoFX avrebbe “ironizzato” sul palco affermando che «Vladimir Luxuria: ha invidia di Lady Oscar, perché lei aveva la spada più lunga della sua». Dopo le dichiarazioni dell’attivista transgender, di Cristina D’Avena e di alcuni spettatori (che abbiamo riportato in un precedente articolo), sono giunte finalmente le prime dichiarazioni del cantante, intervistato da Libero Quotidiano.
«Non ci sto a passare come omofobo – ha spiegato CalrettoFX – Tanto per incominciare la battuta era diversa e non certo gratuita. In uno dei tanti siparietti sul palco, fingevo di aver rubato il cellulare a Cristina. Leggevo i vari SMS, partendo da Siffredi, “Ciao sono Rocco, tuo papà Gambalunga”, fino appunto a quello di chiusura su Vladimir, che serviva a lanciare la canzone di Lady Oscar, “Ciao Cri, sei una grande, potresti dedicarmi Lady Oscar? È un personaggio in cui mi identifico molto anche se io ho la spada più lunga”».
Cambia la battuta, ma non il suo contenuto transfobico, ma la voce dei Gem Boy sembra non rendersene conto, confondendo anche l’omofobia con la transfobia. Il cantante ha poi parlato della protesta di Mariella Fanfarillo, la mamma di una ragazza transgender che ha protestato dopo l’infelice battuta. «Quando è finito lo spettacolo è arrivata questa signora – ha raccontato il leader della band – si è lanciata in un monologo acceso e critico monopolizzando tutto il fine serata e prendendo a male parole anche chi, tra la polizia municipale, la invitava a calmarsi. Alla fine mi ha dato un suo libro, dove racconta la storia di transizione di sua figlia. Se voleva farmi riflettere, poteva scegliere un modo più civile. O forse cercava solo visibilità».
Chiaramente l’intendo di chi si è lamentato per la frase incriminata non era far passare una persona come omofoba: i contestatori hanno solo espresso la propria contrarietà a frasi che celano una transnegatività, che tutti potremmo erroneamente pronunciare. Ma come buona parte di coloro a cui viene contestato questo, CarlettoFX la prende come una questione personale: «la signora ha mirato al bersaglio sbagliato: lavoro anche per il canale YouTube Piccole Magazine che segue il mondo LGBT».
L’intervistato dichiara poi che, a differenza di Cristina D’Avena, non si scuserà con Vladimir Luxuria, perché significherebbe «ammettere di aver sbagliato» e specifica che l’essenza dei «Gem Boy è la trasgressività». Il cantante lamenta, come ha fatto recentemente anche Checco Zalone, che non si può scherzare più su nulla, sebbene precisa di non fare «mai bestemmie e battute su fede, politica e calcio», per qualche ragione ritenute più importanti o delicate della dignità di una persona transgender.
La replica di Mariella Fanfarillo
Contattata telefonicamente da NEG Zone, Mariella Fanfarillo ha replicato, raccontando un’altra versione dei fatti circa il proprio intervento: «Il cantante mi ha chiesto dal palco di parlare dopo lo spettacolo. Noi abbiamo aspettato che lui e Cristina finissero di incontrare i fan firmare gli autografi. Non si è degnato, è stato chiamato da qualcuno dalla sicurezza e ci ha concesso solo 2 minuti. Gli ho dato il mio libro (sulla transessualità della figlia Olimpia, ndr) e gli ho detto: “Voglio farle omaggio del mio libro, nella speranza che possa riflettere su cosa significhi il percorso di queste persone”. Ma alla luce delle sue dichiarazioni, credo che quel libro lo abbia gettato via».
Riguardo le accuse della ricerca di visibilità, la mamma di Olimpia rilancia conuna provocazione: «Effettivamente io cerco visibilità, nel senso che per arrivare ad altri genitori è normale che uno cerchi visibilità. Se non se ne parla, qualcuno dovrà parlarne». Mariella ha tenuto a precisarci infatti che il suo intervento non voleva essere in difesa di Vladimir Luxuria: «La mia reazione è stata scatenata dallo sguardo mortificato di Olimpia. Ci siamo guardate negli occhi e in quello sguardo ho visto anni di sofferenza, di mortificazioni e di lotte. La sua può essere una battuta simpatica per una persona priva di sensibilità e che non è a conoscenza di un percorso di sofferenza, che per le persone trans non finisce mai».
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