Probabilmente nessuno aveva chiesto il parere dell’eurodeputato cishet sul tema della gestazione per altri, ma oggi Carlo Calenda ha deciso di affrontare il tema della surrogazione di maternità sul suo Twitter.
Concluso il suo percorso travagliato col Partito Democratico – per via di uscite discutibili come quella di oggi – e fondato il suo partito Azione, Calenda aveva nei giorni scorsi lanciato una provocazione agli elettori di Matteo Salvini, chiedendo quale fossero i valori del cristianesimo difesi dai sovranisti. Un’utente salviana, con l’immancabile foto profilo di un gattino, ha replicato: «Sig. Calenda, gli ovuli in vendita e gli uteri in affitto rispecchiano i valori del cristianesimo? Tenga conto che chi “vende” è per sbarcare il lunario e non certo per una giusta causa. Eppure le lobby gay, Lgbt nessuno le tocca, non un tweet di sdegno».
Un “progressista” come Carlo Calenda, in un tweet del genere ci è caduto con entrambe le scarpe, così ecco che l’ex-ministro del governo Renzi si rifà al linguaggio degli omofobi usando la volgare espressione di “utero in affitto” e dicendosi contrario alla Gpa: «Non sono favorevole all’utero in affitto. E non per una ragione religiosa ma umana. Il valore della maternità». Seppur comprendendo che sul social degli ormai ex 140 caratteri è difficile essere esaustivi, oltre a usare un linguaggio inappropriato, Calenda non si preoccupa del fatto che venga faziosamente ed erroneamente attribuita la pratica della Gpa agli omosessuali, sebbene vi ricorrino in primis gli eterosessuali.
Sono decine i tweet critici giunti in risposta, tra cui quello del giornalista de L’Espresso, Simone Alliva: «Si chiama Gestazione per altri. Ed in altri paesi è una pratica civilissima e di autodeterminazione della donna. Quante cose deve studiare ancora Calenda». L’eurodeputato replica: «Tante immagino. Non ho l’impressione tuttavia che sia una pratica civilissima. Portare un figlio in grembo per nove mesi per conto di qualcun altro, dietro pagamento. Poi come sempre ci saranno tante positive eccezioni di persone che lo fanno per ragioni di solidarietà e affetto».
Se Calenda avesse studiato le leggi che regolamentano la Gpa in Canada o negli Stati Uniti, avrebbe capito che non vi è alcuno sfruttamento, oltre al fatto che la civiltà di cui parla passa inevitabilmente per l’autodeterminazione della gestante. Ma ecco che in un battito di ciglia arriva un nuovo tweet sulla questione: il politico sostiene che le femministe siano dalla sua parte sulla Gpa, contrariamente a quanto suggerito da un follower, ma qualcuno gli dice che quelle a cui si riferisce sono le TERF (Trans-Exclusionary Radical Feminists). Non ci stupisce che Calenda non abbia mai sentito questo acronimo in vita sua, tantomeno intende rimediare prima di pubblicare un’ultima perla: «Non so cosa siano le femministe TERF. So che ad esempio mia madre che era una delle animatrici di “se non ora quando” è profondamente contraria all’utero in affitto».
Arrivati a questo punto non rimane che arrenderci e dire: OK, boomer!
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