Christian e Carlo sono una coppia di ragazzi che hanno deciso di intraprendere insieme un percorso importante: diventare papà. “Papà per scelta”, libro pubblicato a fine novembre per Ultra Edizioni, è il racconto della loro storia e di quella dei loro bambini, i gemellini Julian e Sebastian. Un libro senza fronzoli e retorica romanzesca, che ci narra, col cuore aperto, l’avventura di vivere in una famiglia non convenzionale, facendoci vedere quanto in realtà sia simile a tutte le altre. Abbiamo pensato di intervistare gli autori, già famosi per la pagina Instagram e il blog, per sbirciare un po’ la loro quotidianità, incentrata sul profondo amore per i figli.
L’intervista
Partiamo dal principio. Come avete fatto a capire che il vostro lui era quello giusto per iniziare un progetto di vita così impegnativo su tutti i fronti?
Io e Christian ci siamo conosciuti in Romagna, durante un torneo di beach-volley. Quel giorno tra una partita e l’altra abbiamo parlato e tanto. Lui era fidanzato da 10 anni. Una storia stanca. Quelle in cui ti senti in dovere di restare più per abitudine che per volontà. Io venivo da dozzine di storie dapprima promettenti poi deludenti. In quel momento per entrambi l’amore era solo un’idea e le nostre vite erano due disegni sbiaditi, che cercavano una collocazione dentro una storia da colorare. Quel sabato pomeriggio ci siamo confidati il nostro personale desiderio, che si è rivelato essere lo stesso: diventare papà. Non è retorica, ma è come se lo stesso giorno in cui ci siamo incrociati per la prima volta, silenziosamente abbiamo iniziato a costruire il nostro futuro iniziando a guardare nella stessa direzione.
Come hanno preso i vostri genitori l’idea di diventare nonni?
La mamma di Christian è stata la prima a sapere della lieta novella. Lei non ha fatto mai mistero di voler diventare nonna. «Poi divento troppo vecchia» ci diceva spesso. Il giorno in cui le abbiamo mostrato la prima ecografia dei gemelli, ha iniziato a saltellare come una quindicenne che ha appena scoperto di piacere al più bello della scuola. I miei genitori invece sono più pacati nelle loro esternazioni emotive. Sono rimasti sorpresi nello scoprire che sarebbero diventati nonni. Un sogno chiuso dentro un cassetto il giorno in cui gli ho detto di essere gay. Oggi, nonostante la distanza, sono nonni presenti e amorevoli.
Quanto è stato difficile iniziare l’avventura dell’essere genitori?
L’ostacolo più difficile da superare sono state le nostre paure. Quella di disobbedire alle regole naturali di procreazione. Quella di non essere forti abbastanza da sopportare una scelta impopolare. Quella di non essere all’altezza di crescere due gemelli. Poi quel famoso istinto genitoriale, che non è prerogativa solo femminile, ha prevalso nel momento in cui io e Christian abbiamo capito che tutto il tempo impiegato chiedendo agli atri il permesso per essere felici è tempo che abbiamo sprecato per fare in modo di esserlo.
Quali sono le difficoltà da affrontare in un percorso di maternità surrogata?
Il fattore economico. È inutile girarci intorno: è una pratica che in pochi possono permettersi. E non tanto per i rimborsi che riceve la donatrice o la belly mommy, quanto per tutti gli attori coinvolti: l’agenzia, gli avvocati, i medici, gli psicologici. Negli Stati Uniti se non sei residente e possiedi un’assicurazione, i costi per accedere ai servizi sanitari sono altissimi. Il nostro blog e il libro appena pubblicato sono un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica che anche due papà come due mamme o un single possono adottare.
Quanti e quali consigli non richiesti su come fare i papà avete dovuto ascoltare?
La figura del papà, al netto della composizione familiare, è ancora vista come un sostituto aiutante della figura materna. Espressioni come “mammo” e “aiutare in casa” sottolineano quanto lavoro ci sia da fare per insignire l’uomo quale pilastro fondamentale del ménage familiare. Più che di consigli, ci infastidiva il terrorismo psicologico che alcuni genitori navigati tendono a estremizzare.
Quali critiche avete dovuto subire da parte della comunità corianese nella quale vivete?
Da quando siamo tornati in Italia, contro ogni nostra previsione, ci siamo accorti che la società è molto più pronta ad accettare realtà non convenzionali come la nostra di quanto vogliano farci credere. Ogni tanto la domanda scomoda o infelice arriva. Della serie chi fa la mamma o cosa direte quando i bambini vi chiederanno perché non hanno una mamma. Ma con un pizzico di ironia e tanto dialogo tra noi, riusciamo sempre a cavarcela senza minare la sicurezza di una scelta che rifaremo altre migliaia di volte.
Quali sono le difficoltà burocratiche da affrontare per una famiglia omogenitoriale?
Essere una famiglia omogenitoriale implica dover ogni giorno dover affrontare dei piccoli ostacoli burocratici. Dal riconoscimento dei bambini in Italia, avvenuto a ridosso del loro sesto mese con conseguente ritardo nelle vaccinazioni, all’ottenimento della carta d’identità digitale fino alla richiesta del congedo parentale. Ogni giorno è come se dovessimo faticare il doppio, in casa e fuori casa. Quello che spiace più di tutto è che questa crociata contro le nostre famiglie, si ripercuote sui nostri figli, che come minori hanno il diritto di essere tutelati.
In che modo è cambiato il vostro rapporto da quando sono arrivati Julian e Sebastian?
Adesso ci viviamo negli interstizi di tempo. Piccole intercapedini che proviamo a scavare mentre percorriamo il lungo corridoio dei doveri. Una delle cose più difficili quando diventi genitori è trovare l’equilibrio tra esigenze personali, di coppia e bisogni dei bambini. Ma la cosa ancora più difficile e che quando lo trovi, poi devi continuare a rinegoziarlo. Però io e Christian ci ritagliamo i nostri spazi, perché la felicità di Julian e Sebastian dipende dalla nostra. Due genitori felici e soddisfatti non possono che creare un ambiente sereno per crescere i propri figli.
Quali pregiudizi avevate sulla paternità?
Abbiamo sempre creduto che, allattamento a parte, non c’è nulla che un padre non possa fare per prendersi cura del proprio figlio. Così è stato!
Che consiglio date a chi vorrebbe diventare papà seguendo le vostre orme?
Sappiamo quanto la GPA sia una pratica costosa, che non tutti hanno le possibilità di portare avanti. Quello che facciamo esponendoci ogni giorno, con il rischio di essere insultati e offesi, è quello di convincere ad aprire l’adozione a tutte famiglie.Per chi invece ha già intrapreso o sta intraprendendo il viaggio verso la paternità tramite la GPA, consiglio di non dubitare mai di una scelta che seppur impopolare, nasce dal più nobile dei sentimenti: l’amore.
Arriveranno dei fratellini ai gemelli, prima o poi?
Ehehehe. Bella domanda. Saremmo bugiardi a dirti che non ci abbiamo mai pensato. Per adesso ci concentriamo su Juju e Seba. Poi chissà. Ma il vizio di sognare non lo abbiamo mai perso.
Come passerete il Natale?
Un Natale con le nostre famiglie d’origine e un Capodanno con la nostra famiglia a stelle e strisce. Voleremo a Las Vegas per passare l’ultimo dell’anno con loro. Questo penso possa bastare come prova che l’amore non ha confini e che la famiglia è quel luogo in cui può sempre essere te stesso.
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Guida pratica all’arte del bottoming
7 thoughts on “Papà per scelta: «una scelta impopolare ci ha reso una famiglia felice»”