L’amministrazione comunale di Rieti procede ferma sulle proprie posizioni omofobe, così dopo che la consigliera Letizia Rosati ha associato la pedofilia al mondo LGBT, il sindaco di centrodestra Antonio Cicchetti ha deciso – senza avere la facoltà di farlo – che il Lazio Pride non si terrà nella città in cui è stato eletto.
Il un’intervista telefonica a Radio Radio, le gravi frasi della consigliera di maggioranza sono state definite da Cicchetti «una tempesta in un bicchiere d’acqua», che si è svincolato dal prenderne le distanze minimizzando l’accaduto e affermando che «fra due giorni non se ne ricorderà più nessuno». Il sindaco ha poi ribadito che Rieti non ospiterà la parata:
Odio l’esibizione, mi dà fastidio, detesto certe manifestazioni. Il gay pride chi lo decide? Lo decide tizio che può essere rappresentante di un’associazione o l’amministrazione comunale? Nel privato e sotto le lenzuola ognuno fa quello che crede e quello che gli pare […] Io la penso in maniera diversa, altrimenti saremmo tutti uguali, io sono contro il pensiero unico. Secondo me la maggioranza dei cittadini di Rieti non ama questo genere di manifestazioni e si è espressa anche elettoralmente […] Chi è che deve rilasciare l’autorizzazione all’ocupazione di una piazza? L’amministrazione comunale. Non gradiamo questo tipo di esibizioni.
Sono subito arrivate le repliche da parte delle associazioni LGBT. Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, ha ricordato al sindaco che «le manifestazioni sono garantite dalla Costituzione, pertanto lui in quanto rappresentante di una istituzione con tale affermazione va contro la Costituzione. Chiediamo l’intervento della ministra Lamorgese, al fine che siano rispettati i diritti costituzionali. Se il Pride si farà a Rieti lo decideranno solo i cittadini e le associazioni che sosteranno la candidatura di Rieti, appena saranno aperte le votazioni, sulla pagina Facebook ed Instagram del Lazio Pride».
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