In occasione della Giornata Mondiale per la lotta all’AIDS, nella seconda puntata del programma QweerTea Live di NEG Zone, Michael Ceglia ha intervistato Daphne Bohémien, la nota drag queen milanese che quest’anno ha fatto un coming out molto importante, quello di aver contratto il virus dell’HIV.
«Ho deciso di fare coming out – ha confidato la drag durante la puntata – perché non se ne parla abbastanza e ci sono troppe poche persone che dicono “OK, sono sieropositivo e va tutto bene”. Vivo una vita normale, ho degli affetti, posso vivere una vita tranquilla e serena, come facevo prima».
Daphne ha poi raccontato quali sono le differenze rispetto alla sua vita prima di scoprire di avere l’HIV: «Ci sono delle accortezze, devo fare dei test ogni tanto, è tutto programmato e devo prendere una pastiglia al giorno, ma tolto questo sto bene. Il punto della questione non è tanto “la malattia” quanto lo stigma che c’è dietro».
Il primo dicembre è infatti una giornata che non ha il solo obiettivo di promuovere la prevenzione e il testing, ma ha anche quello di combattere il forte pregiudizio nei confronti delle persone sieropositive. Da una recente indagine condotta da Merck è emerso che il 28% dei millennials cercano di evitare di interagire con le persone che hanno contratto il virus, ovvero evitano di fare cose del tutto sicure come abbracciare, parlare o essere amico di una persona sieropositiva. Un mix di ignoranza (è noto ormai da decenni che l’HIV non si trasmette con una stretta di mano o un bacio) e di pregiudizi che complica la vita delle persone sieropositive decisamente più di quelle che possono essere le implicazioni vere e proprie di convivere con l’HIV.
«Essendo una malattia (anche) sessualmente trasmissibile – ha spiegato l’intervistata – è come se addosso ti dovessi portare il macigno di questa cosa, la gente ti giudica perché magari hai avuto chissà quale condotta moralmente sbagliata». C’è anche un modo ben preciso in cui la società si aspetta che una persona debba reagire alla notizia di aver contratto il virus, come ci ha raccontato da Daphne Bohémien che ha reagito alla notizia del medico sdrammatizzando, mentre ci si aspetta che non si possa «fare dell’ironia in quel caso, devi essere disperato, devi buttarti a terra e strapparti i capelli».
La coraggiosa testimonianza di Daphne ci aiuta a capire quanto ci sia ancora da fare per quanto riguarda l’informazione sul tema delle Malattie Sessualmente Trasmesse. Se da una parte la ricerca in campo medico ha fatto dei passi da gigante (e continua a farli) migliorando la qualità della vita delle persone, dall’altro lato c’è ancora molto lavorare sulla società per consentire, fino in fondo, alle persone sieropositive di vivere serenamente.
L’intera intervista sarà disponibile a partire da domani nella seconda puntata di QweerTea Live, che potrete guardare sulla nostra pagina Facebook o su Instagram TV.
Leggi anche:
-
Gli audio omofobi choc del primario e candidato sindaco per il centrodestra: «Tutti nel forno crematorio»
-
Onda Pride: oltre il milione a Roma, resistenza queer anche a Torino, Catania e Bergamo
-
La classifica dei Paesi UE più inclusivi per i professionisti LGBTQ+: tanta strada da fare per l’Italia
-
Inclusività nell’infinito: la NASA lancia una nuova bandiera arcobaleno cosmica
-
Guida pratica all’arte del bottoming