Friendzone: il limbo dei simpatici

Che voi siate dei pluripremiati attori di Hollywood con villa che affaccia sull’oceano o dei fruttivendoli che lavorano in un piccolo paese della provincia di Cuneo poco importa: quando vi chiederanno quali caratteristiche debba avere la vostra anima gemella, per prima cosa, quasi sicuramente, direte «beh, deve farmi ridere!».

Ma certo, ormai ci siamo evoluti, siamo su questo pianeta da così tanti secoli che ci siamo completamente affrancati da quell’istinto animalesco e brutale che ci poterebbe a scegliere un partner solo ed esclusivamente per il suo aspetto fisico. Enormi bicipiti che fanno capolino dalle maniche delle magliette, la pelle d’alabastro, gambe lunghe come la Salerno – Reggio Calabria, seni floridi e peni 4×4 a trazione integrale, sono nulla di fronte ad una spiccata vena ironica corredata da qualche congiuntivo ben piazzato… e se tutto ciò fosse vero sarebbe davvero fantastico. Peccato che si tratti di una enorme presa per quel deretano che, soprattutto al giorno d’oggi, è tanto più apprezzato quanto più in grado di resistere, stoicamente e con tenacia, alla forza di gravità.

Chi vogliamo prendere in giro? In primo luogo, probabilmente, noi stessi. Pensare di essere attaccati alle risultanze estetiche di qualcuno è, anche nel terzo millennio, considerato frivolo, superficiale, quasi meschino, ecco perché, la maggior parte delle volte nascondiamo il nostro bisogno di bellezza e di sensualità dietro una maschera composta al 50% da ipocrisia, al 30% da fobia sociale e al 20% da elastam.

Ogni giorno ci passano davanti gli occhi, a velocità supersonica, una miriade foto e di video di persone che hanno fatto della costruzione (o ri-costruzione) del proprio fisico un imperativo categorico. I sorrisi, da soli, bastano davvero? Spesso, molto più spesso di quel che si possa pensare, no: quando gli occhi hanno fame di perfezione è raro che la mente si lasci guidare dalle orecchie e da quelle storie che esse sono in grado di apprezzare. La verità è che vorremo tutto: materia ed etere, forma e sostanza, contenitore e contenuto, perché chi si accontenta, si sa, gode, ma solo a metà, e non c’è niente di male in ciò.

Eppure, certe notti, quando regna sovrano il silenzio e il buio fa assopire tutti i sensi lasciandoli sprofondare in una dimensione appesa tra vita e sogno, dentro di noi riecheggia il suono di quelle parole buffe e divertenti, ed è proprio allora che quella inedita melodia ci ricorda che una carezza, un bacio o un orgasmo sono gesti di poco conto se giungono a noi privi della giusta dose di ironia; quelle rare volte che questa magia accade, però, quelle stesse azioni divengono qualcosa di memorabile, di brillante e di unico, perché regalano al nostro severo e meccanico cuore l’illusione che la sua corsa non avrà mai una vera fine finché, al mondo, ci sarà qualcuno in grado di farlo vibrare e sorridere come nessun muscolo ben tornito sarà mai in grado di fare.

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