In queste settimane è in corso la tournèe promozionale del nuovo disco di Renato Zero, Zero il folle, pubblicato poco più di un mese fa. Nell’album, il trentesimo per il cantautore romano, sono contenute 13 tracce, alcune delle quali puntano il focus su alcuni temi sociali che, nella nostra epoca, scaldano il dibattito pubblico, quali aborto, gestazione per altri e mascolinità tossica.
Da un autore istrionico e da sempre anticipatore di tempi, come Zero, tutto ci si aspetterebbe meno che testi dal sapore conservatorio e retrogrado. Invece, già in occasione della presentazione del disco colpì la sua ferma condanna all’aborto che, a detta di Zero, sarebbe sempre più utilizzato come strumento contraccettivo. La dichiarazione fa, evidentemente, riferimento a una delle tracce più controverse dell’album “La culla è vuota”, in cui il leader dei sorcini lamenta il calo della natalità nel nostro paese con versi come «Qualcosa qui non quaglia, ripopoliamola questa Italia», attribuendo parte della colpa al crollo della tradizionale immagine della famiglia, in favore della presa di coscienza che prima di essere madri si è donne. «Al lavoro madri che qui… la vedo magra, pochi fiocchi rosa e blu» e «Guerrieri e soldatesse ma poi quella barriera non cade» sono alcune delle frasi con cui Zero pare scagliarsi contro le posizioni femministe del nuovo millennio, per poi chiudere al grido di «Testosterone salvaci tu! Sali su».
«Quante splendide vite rispedite al mittente non abbraccerai mai» è possibile ascoltare nel ritornello della canzone, che insieme al «chissà se la tua coscienza ti perdonerà?» che chiude il pezzo, mettono bene in chiaro la posizione del cantante sulla maternità, dichiarazioni in rima di un uomo su questioni che riguardano il corpo e la libertà femminile.
In linea con il contenuto dell’intervista rilasciata ad Avvenire nel 2017, in cui parlando della gestazione per altri sosteneva: «Quando mettiamo al mondo un essere non ne siamo proprietari, abbiamo solo favorito il suo intervento sulla terra, e questi bambini, tolti alle madri dopo il parto, non sono orfani, ce l’hanno una mamma ma non sapranno mai chi è. Volere la fotocopia di sé stessi non è essere genitori, desiderano un figlio da amare? Esistono milioni di bambini che muoiono di inedia e solitudine, li adottino, io l’ho fatto».
Foto copertina: Tour 2019 by OnStageWeb.com
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