Secondo quanto riportato dalla rivista Biobuzz, l’American Gene Technologies (AGT) avrebbe richiesto all’FDA, l’organo che si occupa, tra le altre cose, del controllo della sperimentazione farmacologica, l’accesso alla prima fase della sperimentazione clinica per quel che riguarda una nuova tecnica di immunizzazione dal virus HIV.
La terapia coinvolge cellule autologhe, ovvero del paziente affetto da HIV, coltivate fuori dal corpo dello stesso e rese resistenti al virus attraverso l’ingegneria genetica. A quel punto le cellule “ripulite e rafforzate” vengono reintrodotte via endovena al paziente che, potenzialmente, diventerebbe immune al virus, permettendogli di eliminare la terapia cronica con antiretrovirali, caratterizzata da diversi effetti collaterali, in quanto il suo sistema immunitario risponderebbe all’aumento della presenza di HIV come di fronte a qualsiasi altro virus, eliminandolo.
Una terapia innovativa che si focalizza sulle cellule responsabili della risposta immunitaria, più che sul virus in sé, e che, qualora superasse tutti gli step della sperimentazione clinica, permetterebbe un notevole risparmio agli enti governativi che si occupano di salute pubblica.
“Se la sperimentazione avrà successo – ha dichiarato Jeff Galvin, CEO di AGT – i pazienti potranno gettare via i propri farmaci senza il rischio di entrare in AIDS”. Parole di speranza, soprattutto alla luce della recente scoperta di un nuovo ceppo del virus che ha contagiato tre persone.
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Esiste anche la PrEP.