L’ormai famosa Elizabeth Warren, candidata alle primarie del Partito Democratico USA, è tornata a far parlare di sé dopo il successo, non solo mediatico, riscosso grazie all’intervista rilasciata lo scorso ottobre e della quale abbiamo già parlato in un nostro articolo.
Questa volta, la candidata alla Casa Bianca ha scagliato un’invettiva ancora più diretta alla politica omofoba e transfoba perpetrata da Donald Trump il quale, dopo circa due anni di lotte e scontri, nel 2017, è riuscito “finalmente” a far approvare il divieto per le persone transgender di servire gli Stati Uniti d’America come militari. E infatti, il 26 luglio, tramite il suo account Twitter, il più arancione dei leader americani, ha annunciato: «Dopo aver consultato i miei generali ed esperti militari, si rende noto che il governo degli Stati Uniti non accetterà né consentirà a persone transgender di servire a qualsiasi titolo l’esercito degli Stati Uniti».
È stato stimato che circa 13.700 persone transessuali abbiano perso il lavoro in seguito all’approvazione di questo atto legislativo. Una misura, quella di Trump, che ha fatto piombare il Paese in un medioevo dei diritti sicuramente inviso non solo ai democratici, ma a tutti coloro che non si sentano, in alcun modo, minacciati da quel concetto fondamentale conosciuto come “principio di uguaglianza”, di cui parla anche la “Dichiarazione universale dei diritti umani” firmata dagli Stati Uniti nel lontano 1948.
La Warren, resasi probabilmente conto di quanto le sue dichiarazioni passate avessero fatto presa nell’immaginario della comunità LGBT+, ha affermato che qualora venisse eletta Presidente, nel suo primo giorno di carica, abolirà il divieto posto da Trump perché, a suo avviso, «l’unica cosa che dovrebbe importare quando si tratta di consentire al personale militare di servire è se possono o meno gestire il lavoro».
Un’inversione di marcia di non poco conto, le cui ricadute potrebbero essere molteplici: non bisogna infatti dimenticare che, anche tra i democratici, non mancano elettori filo-cattolici che gradiscono poco politiche di apertura nei confronti del mondo LGBT+, motivo per il quale, spesso, altri esponenti del partito si dimostrano più cauti e meno diretti quando si discute del riconoscimento di diritti al mondo omo-bi-transessuale.
La “Sceriffa di Wall Street” ha anche promesso non solo di proteggere il personale militare da ingiustificate deportazioni, oggi consentite dalle leggi fatte approvare al Congresso dal Presidente Trump, ma anche di far in modo che l’America ritiri la maggior parte delle sue truppe dalle zone di guerra perché «non è giusto chiedere ai nostri uomini ed alle nostre donne in uniforme di risolvere problematiche che non abbiano una soluzione militare».
Si potrebbe dire, usando un’espressione molto nota in Italia, che, in America, “il vento sta cambiando”, ma bisognerà attendere l’esito delle primarie per comprendere quanto, nella realtà, uno dei più potenti Stati del mondo sia finalmente pronto a cambiare rotta e a farsi rappresentare da una donna forte e decisa che non ha paura di ciò che è diverso e di coloro che, con coloratissimo orgoglio, si fanno portavoce di questa diversità.
Cover photo: Facebook
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