Prosegue a Napoli il nostro percorso attraverso le Case arcobaleno d’Italia, veri e propri appartamenti che rappresentano una scialuppa di salvataggio per chi ha deciso di manifestare pubblicamente il proprio orientamento sessuale, ma ha dovuto affrontare il rifiuto della propria famiglia. Situazioni che spesso, dall’oggi al domani, creano distanze incolmabili nel tempo, destinate a separare legami e generare un vuoto affettivo senza pari.
La Casa arcobaleno di Napoli nasce da un’idea che parte da lontano, precisamente dal 2005, quando un gruppo di volenterosi diede vita all’associazione i Ken. La scelta cadde su un nome “transversale”, che pronunciato ha un suono e un significato diverso da come viene scritto. I soci fondatori scelsero come simbolo una saponetta rosa piena di infiniti significati, a cominciare dal fatto che in ogni famiglia è facile trovarne una, così come le persone LGBT+. L’associazione ha diversi progetti che ne delineano la poliedricità e da ottobre 2017 la sua casa si trova nell’incubatore del Rainbow Center di Napoli. Il Centro rappresenta un sistema di buone prassi, aggregazione e rigenerazione che integra lo Sportello LGBT+ che dal 2007 è presente presso la sede della CGIL napoletana.
Lo spazio del Rainbow Center su cui l’associazione può lavorare è un bene confiscato alla criminalità organizzata e dentro questa straordinaria speranza è nato il progetto “Questa casa non è un albergo” per ospitare anche a Napoli un punto di riferimento inclusivo per chiunque abbia bisogno di una casa rifugio. L’appartamento dedicato all’accoglienza è di circa 60 metri quadrati e lo staff che ci lavora è composto da professionisti quali psicologi e avvocati, ma anche da collaboratori che si occupano di accoglienza e servizi segreteria, nonché volontari per i corsi di formazione, orientamento al lavoro e laboratori.
La realizzazione della Casa arcobaleno è stata possibile grazie a un cofinanziamento promosso da i Ken APS ONLUS, Coop. FlyUp Scarl, Associazione RESET e Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e della Protezione Civile nazionale. Tuttavia, dal 24 giugno 2018, la Casa vive di contributi esclusivamente privati, frutto di donazioni e dell’autofinanziamento dei soci di i Ken. Infatti, attualmente non esistono finanziamenti comunali o regionali a supporto di questo progetto; tuttavia, una legge regionale campana prevedrebbe fondi per le vittime di omofobia, ma il Comune di Napoli da oltre un anno non ha convocato l’associazione per la richiesta di creare un Centro Anti-Violenza (CAV) arcobaleno.
Dall’inaugurazione del progetto, datata 31 gennaio 2018, le richieste di aiuto sono state circa un migliaio. In alcuni casi si è trattato soltanto di contatti di orientamento, mentre altre situazioni hanno dato luogo a consulenze di tipo psicologiche, legali o di entrambe le tipologie, altre ancora hanno avviato percorsi di accoglienza all’interno della struttura. Al momento gli ospiti della Casa arcobaleno sono due, entrambi hanno superato la fase dell’emergenza e stanno svolgendo un periodo di inserimento all’interno del mercato del lavoro. Solitamente, le persone che chiedono accoglienza – perché espulse o perché allontanate dai contesti familiari per motivi di violenza certificata – sono comprese tra i 20 e i 30 anni, mentre va dai 18 ai 75 anni l’età delle persone che si avvicinano alla struttura perché hanno bisogno di un luogo familiare e comprensivo nel quale poter costruire relazioni e reti sociali. Molti sono stati gli italiani che hanno beneficiato del progetto, ma esiste anche una crescente richiesta proveniente da stranieri.
Il progetto nasce come riconciliazione familiare, per cui il primo tentativo dopo la stabilizzazione emotiva della persona accolta, con il consenso della stessa, è quello di tentare un colloquio con le famiglie per poi cercare di evitare percorsi assai complessi e dolorosi come sono quelli delle escursioni da contesti familiari. Ovviamente, per realizzare ciò, è necessario che vi siano i presupposti di salubrità e sicurezza domestica a garanzia della salute psicofisica della persona che si rivolge al nostro centro. In caso di maltrattamento grave oppure in caso di violenza, gli operatori si fanno carico di accompagnare la persona alla stesura di una denuncia per procedere alla messa in sicurezza della vittima.
L’associazione sta cercando di inserire questo progetto nell’ambito di una governance di welfare arcobaleno, ma numerose resistenze e mancate risposte si stanno traducendo in una vaga disponibilità a un sostegno che non si è ancora concretamente realizzato. La struttura non è un co-housing sociale, ma una casa accoglienza per vittime di violenza, in particolare omotransfobica ma in generale rivolta a tutte le vittime di drammatiche violenze. L’obiettivo è fornire un servizio che sia complementare a quello fornito dai Quartieri, dal Comune e in senso lato da tutti gli enti socio-sanitari del territorio.
Purtroppo non esiste ancora una rete con le altre Case arcobaleno, malgrado da Napoli sia stato esperito un tentativo di creare un tavolo di lavoro con le realtà associative storicamente presenti a Roma e a Bologna. Nel frattempo, i Ken coltiva numerosi rapporti con altre associazioni finalizzati alla realizzazione delle sue molteplici attività, tra questi spiccano quelli con Libera, l’Associazione Regionale Cori Campani (ARCC), il Coordinamento Festival Cinematografici Campania (CFCC); a questi presto si aggiungerà il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) grazie all’attività della squadra Volley Napoli Rainbow.
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Altrimenti, puoi andare in sede ed effettuarla DI PERSONA! Il Rainbow Center Napoli si trova in via Antonio Genovesi, 36.
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