Come fare coming out? Si tratta di una domanda che assilla milioni di omosessuali in tutto il mondo e da tempo immemore. Ci sono dei principi da seguire? Esiste un libro che contiene il decalogo misterioso per fare un coming out di successo? E soprattutto, se esiste davvero, lo si può trovare nelle migliori librerie, così come la vendutissima opera magna della famosa scrittrice Giulia De Lellis?
Purtroppo (o, forse, per fortuna) non esistono delle regole fisse e certe che possano valere, indistintamente, per tutti, e ciò per la semplice evidenza che, in fondo, siamo tutti diversi, e proveniamo da realtà sociali e familiari molto differenti tra loro: c’è chi, con i propri genitori, ha un rapporto limpido, schietto e sincero, grazie al quale la comunicazione e il confronto sono incoraggiati e interpretati come un dato positivo; ma ci sono anche coloro che, purtroppo, e non per propria colpa, si ritrovano intrappolati all’interno di una realtà domestica in cui non sono liberi di esprimere le proprie preferenze, le proprie inclinazioni… le proprie idee.
I quotidiani, ancor’oggi, sono tristemente costellati di notizie di cronaca riguardanti reazioni, violente e rabbiose, di padri e madri che non accettano l’orientamento sessuale dei propri figli. E allora? Come bisognerebbe comportarsi in casi del genere? Come potrebbe, una ragazza o un ragazzo, pensare di poter dire, ai propri familiari, di esse gay o anche soltanto di avere il sospetto di esserlo, se il rischio è quello di essere sbattuti fuori casa? Pensare di tacere per sempre e, quindi, di immolarsi per mantenere lo status quo, non è una soluzione che, soprattutto a lungo andare, può far vivere bene.
Probabilmente l’unica chiave di volta capace di sorreggere l’intera impalcatura di questo processo di apertura verso la comunità è rappresentata dal proprio “buon senso”, dalla propria capacità di saper sfruttare, a proprio vantaggio, tutti gli elementi che il contesto in cui si vive offre. Non tutti hanno la fortuna di nascere all’interno di un nido sicuro, questo è indubbio, e sono proprio coloro che non godono di tale privilegio che, purtroppo, devono faticare più degli altri per riuscire ad affermarsi come esseri umani liberi e felici. A queste donne e a questi uomini, costretti, spesso, a crescere troppo in fretta, tocca individuare i giusti momenti, le giuste situazioni e il miglior canale comunicativo per poter dare una notizia che, in realtà, non contiene, in sé, nessun elemento esplosivo, ma che, in alcuni casi, si trasforma in un piccolo ma rumorosissimo ordigno destinato a fare un gran botto.
Spesso, quella bomba, che può essere contenuta in una lettera, in un messaggio o, ancora, far capolino fra le pieghe di un dialogo sorto guardando un programma in TV, è meglio lasciarla esplodere, così da liberarsi, finalmente, di un peso che grava sul proprio animo limitandone le capacità espressive.
Non c’è un modo giusto o un modo sbagliato di fare coming out. Ognuno di noi è un essere perfetto così com’è, con quell’insieme di particolarità, di “stranezze”, di pregi e di difetti che lo rendono un microcosmo perfettamente funzionante, capacissimo di comprendere, in piena autonomia, e magari anche facendo qualche piccolo errore, perché amare, come amare e, soprattutto, quando dire, a tutti, e senza vergogna, chi si ama… e questo vale anche nel caso ci si sia innamorati semplicemente di sé stessi.
Il segreto, in fondo, è accettarsi, e farlo con ogni fibra del proprio essere, perché solo una piena consapevolezza del proprio “io” regala la capacità di avere successo e di affermarsi all’interno della società: possiamo tutti, insomma, essere dei MacGyver del coming out, basta solo non farsi mai trovare a corto di forcine.
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