Ora che il Ministro degli Interni non è più un leghista che agisce contro l’interesse dei cittadini per racimolare il consenso degli omofobi, si può tornare indietro. Monica Cirinnà approfitta del cambio di guardia al viminale per ridare serenità e dignità alle famiglie arcobaleno, dopo che alcuni mesi fa Matteo Salvini aveva fatto rimuovere la generica dicitura “genitore” dai documenti di identità dei minori per dar posto a “padre” e “madre”.
Il provvedimento voluto dal leader della Lega non ha portato sicuramente vantaggi a nessuno, ha anzi complicato la burocrazia dei minori che non appartengono a una famiglia tradizionale, costringendo i municipi a perdere tempo per trovare una soluzione, come quello di Favaro Veneto che ha optato per il rilascio del vecchio documento cartaceo al posto della carta di identità digitale.
Oggi, la senatrice che dà il nome alla legge sulle unioni civili è intervenuta in Senato, per chiedere a Luciana Lamorgese di ripristinare la precedente dicitura ed evitare le discriminazioni introdotte dal provvedimento del governo gialloverde. La Cirinnà ha definito il decreto in questione «un’ingerenza pesantissima nella sfera più intima dell’identità personale» e ha accusato la Lega di «ignorare la pluralità di esperienze di vita» e di «tagliarle consapevolmente con l’accetta».
Si auspica che la Ministra degli Interni, che è un tecnico, dimostri un maggiore buon senso rispetto al suo predecessore e che accolga la richiesta della senatrice dem, così come ha fatto in tema di immigrazione.
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