La neo Ministra delle Famiglie e delle Pari Opportunità chiarisce per la prima volta, seppure in modo molto cauto, quale sarà la linea del nuovo Governo in materia di diritti civili e pari opportunità. Lo fa in un’intervista al quotidiano cattolico Avvenire, premettendo di ritenere «doveroso non fare annunci sino a quando non avremo un quadro generale definito e coerente», ascoltando una raccomandazione fatta da Conte ai ministri.
Elena Bonetti, dipinta dalla Lega come la paladina dei diritti LGBT e promotrice del gender, sul tema appare molto più moderata di quel che si dice (a destra). Sebbene affermi di valutare positivamente l’introdizione della Legge Cirinnà durante il Governo Renzi, ritenendo importante delineare «il riconoscimento di diritti che portasse con sé la necessità di assunzione di doveri nella relazione sociale e di coppia», la ministra non si sbilancia mai nel corso dell’intervista e non fa nessun chiaro cenno a disegni di legge come la stepchild adoption o la legge contro l’omotransfobia.
Anzi, in un certo senso, la professoressa tiene a precisare quali siano le proprie responsabilità riguardo la Carta del coraggio, nella quale 30.000 giovani scout chiedevano all’Agesci (Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani) di dimostrare maggiore apertura riguardo a temi come l’omosessualità, il divorzio e la convivenza. «Sui giornali nei giorni scorsi si è fatto riferimento ad un documento scritto in realtà non da me, ma da giovani all’interno di un percorso formativo di cui io sono stata una dei responsabili come educatrice scout. In quell’occasione abbiamo semplicemente accompagnato dei giovani a maturare un pensiero argomentato e percorsi di discernimento» ha precisato l’intervistata.
Riguardo lo spauracchio del “gender” nelle scuole, la ministra precisa che «non ci sono teorie di gender nei programmi educativi proposti nella legge della “buona scuola”», la quale aggiunge che «su tematiche così complesse e delicate penso sia fondamentale al contrario promuovere un percorso di ascolto, incontro, conoscenza ed elaborazione prima di formulare una qualsiasi scelta politica».
Al termine dell’intervista, l’impegno che Elena Bonetti intende dedicare alle cause LGBT è davvero molto vago. Se da una parte è apprezzabile l’attenzione all’uso del linguaggio, parlando sempre di “famiglie” al plurale, dall’altra sembra che gli obiettivi principali siano altri – non meno necessari e apprezzabili – come l’aumento della natalità e la parità di genere.
Diamole tempo e, non potendo confidare nel centro-destra, sperando che per il centro-sinistra non sia un’altra occasione sprecata.
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